Roma, 29 ott. (LaPresse) – “A luglio il Consiglio europeo ha raccomandato all’Italia di riformare la legislazione sui licenziamenti. La stessa raccomandazione è arrivata dalla Bce, dall’Ocse e dal Fondo monetario internazionale. Nei giorni scorsi Mario Draghi ha criticato il dualismo che affligge il nostro mercato del lavoro. L’Italia, al contrario di quanto alcuni hanno sostenuto, non è sotto osservazione per le pensioni, dove anzi il sistema è giudicato sostenibile, ma per il mercato del lavoro”. Così il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, in un’intervista sul Corriere della Sera risponde alle polemiche sulle nuove norme sui licenziamenti presenti nella lettera consegnata alla Ue dal premier.

Addirittura secondo Sacconi, le difficoltà nei licenziamenti sarebbero all’rogine del nanismo delle nostre imprese, se infatti si hanno meno di 15 dipendenti “l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non vale e si può licenziare indennizzando il lavoratore”. Il problema c’è anche durante la crisi che di fatto paralizza il mercato del lavoro in Italia e all’estero, Sacconi ne è certo: “Al contrario, vogliamo dare più certezze, perché quando un’impresa si rattrappisce non c’è legge che possa garantire il posto di lavoro”. Sostiene Sacconi che sui licenziamenti individuali “quelli per motivi economici vanno resi più trasparenti e certi nelle modalità e nelle tutele per il lavoratore”, ma come ciò si consigli con l’assenza di diritto al reintegro è difficile spiegarlo anche per Sacconi, specie con i tempi lunghi della giustizia italiana, 8 anni in media per una causa di lavoro.

Sacconi non convince quindi, anche i sindacati che infatti minacciano scioperi, e gli manda a dire: “Cisl, Uil e Ugl invocano giustamente un tavolo di confronto sul lavoro. E noi lo vogliamo aprire quanto prima”. Un po’ poco.

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