Nella vicenda sarebbe coinvolto il parlamentare che su Facebook pubblica il documento. Buco da un milione di euro. L'affondo di Pizzarotti

"Chi pensa di farci la morale abbia la dignità di staresene zitto e andarsi a nascondere. Renzi, che non conosce la storia italiana, ci ha paragonato a Craxi e al mariuolo Chiesa. Mario Chiesa venne colto in flagrante mentre accettava una tangente di sette milioni di lire, in seguito vennero scoperti suoi conti in Svizzera di miliardi di lire. Chiesa non era uno che restituiva poco, era uno che si fotteva tanto. Non mi stupisce che Renzi non comprenda la differenza. I suoi parlamentari non hanno restituito un centesimo. Si sono intascati milioni e milioni di euro a sbafo". Lo scrive su Facebook il candidato premier M5S Luigi Di Maio rispondendo all'attacco di Matteo Renzi sulla vicenda del buco dei rimborsi. "Tutti i soldi che noi abbiamo messo lì dentro permettendo la creazione di oltre 7.000 imprese, loro se li sono messi in tasca. Ognuno di loro mentre milioni di italiani stanno in condizioni di povertà ha preso una media di 145.000 euro a testa a cui avrebbero potuto fare a meno. Ingordi! Senza considerare il vitalizio, le auto blu, l'aereo blu, l'elicottero blu e tutti i loro osceni privilegi", aggiunge. 

"Hanno arraffato il più possibile. L'unica cosa che Renzi ha restituito agli italiani è il traditore della Patria Silvio Berlusconi. Renzi come livello di promesse mancate è ben al di sotto delle nostre mele marce: aveva detto che se perdeva il referendum che aboliva il Senato si sarebbe ritirato dalla vita politica e oggi è candidato al Senato. E' partito da rottamatore e si è ridotto a macchietta della politica. Da Renzi a Razzi il passo è breve", si legge nel post su Facebook di Di Maio.

Qualche ora prima Renzi era tornato ad attaccarlo."Il punto" non è rimborsopoli o altro, ha detto su Rtl 102.5, "il problema è che alla fine non si sa più chi sia il candidato. Un cittadino che vuole votare Cinque Stelle si ritrova a votare scrocconi e truffatori. Ci sono delle truffe evidenti, acclarate e chi ha la responsabilità dovrebbe dire come stanno le cose". Dal portavoce del segretario dem poi è arrivata la precisazione sulle dichiarazioni durante la trasmissione Otto e mezzo su La 7: "Il paragone tra Craxi e Di Maio ovviamente non sta in piedi. Il segretario Renzi ha solo stigmatizzato la tendenza a circoscrivere una vicenda che è molto più grave di come è stata presentata. Mi scuso con chi si è sentito offeso. Quanto alla massoneria: per anni Renzi è stato tirato in ballo e accusato dell'appartenenza a ogni loggia massonica. Fatto notoriamente falso. Ha solo fatto notare che i Cinque Stelle dopo aver a lungo evocato complotti e nostre appartenenze massoniche hanno finito col candidare un massone", ha spiegato Marco Agnoletti, portavoce del segretario nazionale del Pd.

Di Maio poi, sempre su Facebook, ha coluto precisare ancora: "Oggi ho incontrato Filippo Roma de Le Iene. Come promesso l'ultima volta che ci siamo incontrati, abbiamo verificato tutti i bonifici che ho effettuato al fondo del Microcredito per un totale di oltre 150.000 euro, certificato dal direttore della banca. Ho anche rinunciato alle indennità aggiuntive da vice presidente della Camera. In tutto ho restituito o rinunciato in 5 anni di legislatura a più di 370.000 euro – ha scritto il candidato premier M5S – Alcuni portavoce hanno violato le nostre regole e non hanno donato tutto quello che avrebbero dovuto. Un tradimento dei nostri principi e della fiducia dei nostri iscritti. Per questo saranno cacciati dal MoVimento e si sono impegnati a rinunciare all'elezione. La stragrande maggioranza dei nostri portavoce hanno ottemperato gli impegni presi e infatti nel fondo per il microcredito ci sono oltre 23 milioni di euro. Abbiamo chiesto al Mef l'elenco completo dei bonifici e chi non risulterà in regola per me è già fuori. Non facciamo sconti a nessuno, tantomeno a noi stessi e pubblicheremo la lista completa".

Toninelli si difende dalle accuse. La polemica non si placa. E nel mirino è finito anche  Danilo Toninelli, parlamentare M5S, che ai microfoni di '6 su Radio 1' ha commentato la notizia secondo cui sarebbe coinvolto anche il suo nome nella vicenda del buco dei rimborsi nel fondo per il microcredito. "Verifiche su di me? Non lo so, spero che stiano verificando tutti"."Io ho restituito metà del mio stipendio dal marzo del 2013 ad oggi fino all'ultimo centesimo e ne sono felice – ha spiegato Toninelli – chi oggi ci attacca sparlando, dicendo cose come 'rimborsopoli', si dovrebbe vergognare perché per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana non solo un partito politico non spolpa le tasche degli italiani, ma rifiuta 42 milioni di euro di rimborsi pubblici che ci spettavano e restituisce metà dello stipendio. Stiamo verificando perché non potevamo farlo prima".

Toninelli ha poi pubblicato su Facebook un documento in cui si certifica la regolarità dei suoi rimborsi: "Questa è la verifica contabile del mio consulente del lavoro. Come era ovvio, le cifre da me bonificate al fondo per il microcredito sono regolari e corrette al centesimo. Chiunque abbia osato od oserà abbinare il mio nome a presunte irregolarità nella donazione della metà del mio stipendio, verrà querelato. Il MoVimento 5 Stelle è l'unica forza politica che dona volontariamente ai cittadini quanto le spetta secondo la legge, e sono fiero di farne parte! Non esiste al mondo un altro soggetto politico che abbia donato oltre 20 milioni di euro permettendo a centinaia di piccole imprese italiane di poter nascere!".

"Il fondo per il microcredito che noi siamo riusciti a far aprire dormendo due notti fuori dal ministero dell'Economia non è un fondo del M5S, è un conto corrente dello Stato a cui abbiamo fatto accesso in questi giorni dopo le notizie che sono uscite e stiamo verificando – ha continuato il parlamentare M5S – Il fatto scandaloso è che le sanguisuga dei vecchi partiti ci stanno attaccando e stanno abbinando il pensiero che siamo persone non oneste per non aver restituito magari 100-200mila euro di soldi che erano nostri. Il conto corrente del microcredito è un conto dello Stato; noi carichiamo l'estratto del bonifico del conto corrente del parlamentare e quella per noi è la prova. Se poi ci siano stati degli errori, cioè bonifici che non sono andati a buon fine o altro, per noi non è possibile verificarlo".

Sulle misure che verranno adottate dal M5S qualora dovessero essere confermate le irregolarità denunciate dal programma televisivo 'Le Iene', Toninelli ha precisato: "Chi ha barato sarà fuori ma vanno verificati. I nomi che sono stati scritti sui giornali sono sottoposti a verifica da parte del collegio dei probiviri, che è il nostro organo di valutazione interna dei comportamenti. Abbiamo creato un documento per la rinuncia alla candidatura e all'elezione e questo documento sarà firmato da coloro che hanno commesso degli errori. In Parlamento, la maggioranza 5 Stelle farà sì che le votazioni per le espulsioni dal Parlamento saranno veloci".

Interviene Pizzarotti. Sul caso 'rimborsopoli' è intervenuto anche il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, espulso dal M5S: "Promettono la lotta all'evasione e non riescono a controllare i rendiconti dei parlamentari – ha commentato su Radio Capital – Che ci fosse poco controllo nei rimborsi era noto, spesso le rendicontazioni sono state usate in maniera strumentale. Quello che trovo grave è che siano proprio i 'caporali', quelli più visibili in tv, ad aver falsificato la rendicontazione. Dubito fortemente di votare il Movimento Cinque Stelle. Saranno il primo partito – ha affermato – ma non credo abbia i numeri. E non credo neanche che siano un pericolo: sono molto più preoccupato di Trump e Berlusconi che ha fatto per 20 anni i suoi comodi. Casomai saranno immobili, come si vede a Roma".

 

 

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