Roma, 24 giu. (LaPresse) – “Sento il dovere, ma non solo in forza dell’esperienza vissuta in qualità di presidente della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato, di richiamare l’attenzione sui rischi che si correrebbero qualora si dovesse affidare alla Corte costituzionale la materia delle immunità parlamentari”. Così il senatore di Sel Dario Stefàno. “Per uscire da un cul de sac – aggiunge – in cui inevitabilmente precipita una discussione frettolosa e improvvisata, troppo spesso si finisce per trovare un rimedio che rischia di essere peggiore del male temuto, soprattutto se poi è funzionale a trovare un accordo di tipo politico”.

“Attribuire infatti alla Consulta – afferma Stefàno – le decisioni in materia di arresti, intercettazioni e perquisizioni, sia per i senatori che per i deputati, rischia inevitabilmente di trascinare il supremo organo di garanzia nella polemica politica. E sarebbe addirittura una soluzione peggiore della tradizionale autorizzazione parlamentare a procedere ai suddetti atti restrittivi in quanto da un lato permarrebbe la sottrazione dei relativi poteri all’autorità giudiziaria (e quindi rimarrebbe la deroga al principio di uguaglianza) e dall’altro lato si inquinerebbe l’attività del supremo organo di garanzia nel nostro ordinamento costituzionale, che verrebbe gettato nell’agone politico”. “Per dare un’idea di questo – conclude -, sarebbe sufficiente immaginare se ad esempio la Consulta dovesse decidere sulla richiesta di arresto di Galan oppure su quello di Genovese, giusto per citare i casi più recenti”.

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