di Donatella Di Nitto

Roma, 5 ago. (LaPresse) – Tornare nuovamente sulla natura del Senato, elettivo o non elettivo, riporterebbe “la riforma costituzionale di nuovo sulla linea di prima partenza”. In sintesi si ripartirebbe da zero con il rischio inoltre di arrestare l’iter della riforma. Ne è certa la presidente e relatrice al ddl Boschi, Anna Finocchiaro, durante la sua replica in commissione Affari costituzionali di palazzo Madama. Si è chiuso infatti oggi il dibattito sul ddl che riforma 40 articoli della Carta costituzionale e in questa occasione la Finocchiaro ha mandato un messaggio chiaro sia alla minoranza Dem che al presidente del Senato, Pietro Grasso. Ai dissidenti del suo partito, che invocano il Senato elettivo, la presidente ha avvertito “mutare la scelta in ordine alla natura del Senato significa – oggettivamente e fuori da ogni giudizio di valore – rimettere la riforma costituzionale di nuovo sulla linea di prima partenza”. Inoltre ha spiegato la relatrice nel suo intervento “a voler seguire la strada del Senato cosiddetto di garanzia, con funzioni di equilibrio di un sistema ritenuto altrimenti sbilanciato a vantaggio del circuito maggioranza-Governo, si finisce col mettere in discussione tutto il disegno riformatore, assumendosi la responsabilità di riavviare l’intero procedimento e così ponendo nel nulla il lavoro fin qui compiuto”. Senza contare che la scelta, ha sottolineato “di superare il bicameralismo paritario e di escludere il Senato dal circuito fiduciario costituisce un assunto irreversibile e corrisponde ad una determinazione ampiamente condivisa”.

La minoranza Dem infatti chiede che venga rimesso in discussione l’articolo 2 del ddl sul considerato invece non modificato (in terza lettura vengono discussi solo gli articoli modificati nel passaggio precedente, ndr), solo perchè alla Camera la preposizione ‘nei’ è stata sostituita con la preposizione ‘dai’. I 19 dissidenti hanno infatti invocato la possibilità di rimetterci mano nel tentativo di poter cambiare il cuore della riforma. Già annunciati infatti una numero non definito di emendamenti che la compagine guidata da Vannino Chiti ha intenzione di presentare entro venerdì alle 13. E’ qui che entra in campo la seconda carica dello Stato che nella cerimonia del Ventaglio aveva fatto capire che l’articolo 2 del ddl poteva essere modificato, andando incontro alle richieste della minoranza. “È ineludibile che ogni decisione sull’ammissibilità degli emendamenti – ha ricordato Finocchiaro – debba trovare di concorde avviso il Presidente della Commissione e il Presidente del Senato” ma per quanto riguarda la riforma della Costituzione il rischio è che il suo iter si arresti.

Per questo Finocchiaro è ricorsa a un precedente della scorsa legislatura quando proprio su un ddl costituzionale il presidente della commissione e presidente del Senato si trovarono su posizioni diverse sulla “proponibilità di emendamenti volti a prevedere l’elezione diretta del Presidente della Repubblica”. La scelta, ha continuato Finocchiaro “condizionò fortemente l’iter. Infatti, dopo un rinvio parziale in Commissione, il procedimento non si concluse e anche quel tentativo di riforma si arrestò”. Sulla base di questo precedente “significativo” Finocchiaro si è detta certa “certa che il Presidente Grasso non mancherà di cogliere la necessità che sia espresso un orientamento convergente e concordato sui criteri di ammissibilità degli emendamenti”.

Della stessa idea la ministra Maria Elena Boschi, che al termine della riunione ha ribadito: “Ci sono dei punti del ddl di Riforma costituzionale “che potranno essere oggetto di confronto politico, ma non ritengo ci siano modifiche necessarie da un punto di vista giuridico e costituzionale”.

Ultimo step prima della pausa estiva la presentazione degli emendamenti il cui termine e’ stato fissato per venerdì 7 agosto alle 13. Il vicepresidente Roberto Calderoli oggi ha già annunciato che la Lega ha depositato oper via informatica 510mila norme di modifca, una provocazione per costringere il governo a aprire il confronto e sul Senato elettivo e sulle fuzioni del nuovo organo. Qualora l’esecutivo mostri la disponibilità a trattare su questi argomenti il Carroccio manterrà solo 4 emendamenti, “quelli a cui teniamo di più” ha assicurato Calderoli.

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