Roma, 4 apr. (LaPresse) – “Il Pd deve decidere: o Berlusconi è il capo degli impresentabili, e allora chiediamo di andare a votare subito; oppure Berlusconi è un interlocutore perché ha preso dieci milioni di voti. Non è possibile che il noto giurista Migliavacca un giorno proponga ai grillini di votare insieme la richiesta di arresto per Berlusconi, che tra l’altro non è neanche arrivata, e il giorno dopo offra al Pdl la presidenza della convenzione per riscrivere la Carta costituzionale. In un momento si vagheggia Berlusconi in manette, in un altro ci si incontra di nascosto con Verdini. Non si può stare così, in mezzo al guado. Io ho tutto l’interesse a votare subito. Ma l’importante è decidersi”. Lo afferma il sindaco di Firenze Matteo Renzi, in una intervista al Corriere della sera. “Andare al governo con Gasparri – sottolinea – fa spavento, lo so. Non a caso io sono pronto a votare subito. Ma se il Pd ha paura delle urne deve dialogare con chi ha i numeri”.

“Non parto – specifica – dall’accordo con Berlusconi. Parto dal fatto che si devono avere idee chiare. O si va a votare, e la cosa non mi spaventa; anche se, ad andare in Parlamento, non trovi un deputato convinto in cuor suo che si debbano sciogliere le Camere, per quanto nessuno abbia il coraggio di dirlo fuori. Altrimenti si fa un patto costituente da cui nasce la Terza Repubblica. Qui invece si punta a prendere tempo e a eleggere un capo dello Stato che ci dia più facilmente l’incarico di fare il nuovo governo”.

“Il Pd – continua – avanzi la sua proposta, senza farsi umiliare andando in streaming a elemosinare mezzi consensi a persone come la capogruppo dei 5 Stelle, che hanno dimostrato arroganza e tracotanza nei nostri confronti”. “Mi veniva – aggiunge – da dire: ‘Pierluigi, sei il leader del Pd, non farti umiliare così!’. Ho pensato a cosa doveva provare una volontaria che va a fare i tortellini alla festa dell’Unità: credo ci sia rimasta male nel vedere il suo leader trattato così, alla ricerca di un accordicchio politico”.

“Se avessimo fatto ciò che dovevamo fare – sottolinea ancora Renzi – Grillo non arrivava a doppia cifra. Se un marziano fosse arrivato in Italia il 25 febbraio, avrebbe visto tre leader tutti e tre convinti di aver vinto o comunque di essere andati bene, più un quarto, Monti, che diceva: ‘In pochi giorni non potevo fare di più’. Nel frattempo l’economia attraversa una crisi drammatica. E noi passiamo le giornate a farci spiegare dalla Lombardi, con un’arroganza che non si vedeva dai tempi della Prima Repubblica, cosa siamo e cosa non siamo? Rivendico il diritto alla dignità della politica, che è una cosa seria. Noi non dobbiamo inseguire Grillo. Facciamo noi i tagli alla politica, aboliamo il finanziamento pubblico ai partiti e poi vediamo chi insegue”.

Anche la mossa del capo dello Stato, di nominare i dieci saggi, per Renzi non risolverà nulla: “Cosa ci possono dire di nuovo – spiega – Violante e Quagliariello? Non sono certo la soluzione, al più possono essere concausa della crisi. Lo dico con grande rispetto per il presidente Napolitano: dare la colpa a lui per l’impasse è come dare la colpa al vigile se in città c’è traffico. Ma ora il Pd deve avere un sussulto di orgoglio: via il Senato, via le province, legge elettorale dei sindaci. Una gigantesca operazione di deburocratizzazione, con una grande scommessa sull’on line. E un piano per il lavoro, che dia risposte al dolore delle famiglie e alle sofferenze delle imprese. Vedo invece che hanno ancora rinviato il decreto per pagare i debiti della pubblica amministrazione, e mi chiedo: ma questi da quanto tempo non vanno in un’azienda?”.

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