Si auspica un voto nel 2018

La proposta di mediazione avanzata dai Giovani Turchi, che prevede di inserire "un confronto programmatico, nella fase iniziale del percorso congressuale"non è sufficiente. E' quanto si apprende da fonti della minoranza Pd . La linea, in vista dell'assemblea nazionale di domenica, rimane quella di "chiudere le primarie a ottobre e votare nel 2018".

IL DOCUMENTO DEI GIOVANI TURCHI. "Il Partito Democratico ha bisogno di parlare al Paese, prima che a sé stesso. Le severe sconfitte alle amministrative e al referendum, la responsabilità di sostenere con lealtà l'azione del governo Gentiloni e la fine di un ciclo nella storia del Paese ci chiamano ad un confronto che non può e non deve esaurirsi nella sola scelta della leadership del partito, ma che ne investe anche il profilo complessivo. Abbiamo bisogno di un percorso largo e aperto, che ci permetta di ridefinire il progetto del Pd coinvolgendo militanti, elettori, cittadini, intellettuali, forze economiche e sociali. La proposta di un confronto programmatico, nella fase iniziale del percorso congressuale, ci sembra, in questo quadro, utile e condivisibile, per ricostruire un perimetro condiviso prima di avviare il processo di scelta della leadership e per evitare derive scissioniste. L'assemblea nazionale è sovrana: ci auguriamo che raccolga questo appello, ponendo su basi più solide e forti il percorso congressuale del Partito Democratico". E' questo il documento finale sottoscritto al termine della riunione dei Giovani Turchi alla Camera. Con il ministro Orlando, secondo quanto si apprende, si sono schierati 40 parlamentari di 'Rifare l'Italia' e 12 con il presidente del Pd, Matteo Orfini. Il documento rilancia di fatto la proposta di Orfini di indire una conferenza programmatica del partito al fine di scongiurarne la scissione.
 

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