Mentre si cerca faticosamente di ripartire dopo la batosta elettorale, spunta un'altra grana per il partito

L'eco del tonfo alle elezioni non è ancora scemato nelle stanze del Nazareno, ma il Partito democratico del 18% sta cercando faticosamente di rimettere insieme i cocci di una sconfitta. Ecco perché, al momento, certezze non ne esistono. Per nessuno. Nemmeno per il segretario reggente, Maurizio Martina, che aspetta l'Assemblea nazionale per avere finalmente poteri (pieni) di azione e di firma. Stando ai rumors interni, però, anche l'ex ministro delle Politiche agricole rischia di finire sulla graticola in queste settimane: se fino alla scorsa settimana il suo 'borsino' era abbastanza alto, oggi la percentuale sembra essere calata sotto la soglia di allarme. Chi conosce bene le vicende di casa Pd parla addirittura di un 60% di probabilità di essere confermato nella carica, che non è esattamente un risultato da garanzia di tranquillità per gli standard dem.

L'Assemblea nazionale, che resta l'organismo supremo del partito, quello che, per intenderci, può eleggere o sfiduciare un segretario nonostante le primarie, è ancora saldamente nelle mani di Renzi, che nel 2017 ottenne quasi il settanta percento dei seggi. Chiunque aspiri a raccoglierne l'eredità, dunque, in attesa di un nuovo Congresso, deve prima convincere il senatore toscano e i suoi sostenitori. E al momento Martina sembra non scaldare più il cuore dell'ex leader come prima. Eppure il reggente sta continuando a tenere la barra dritta: nel braccio di ferro per le presidenze delle Camere ha tenuto testa all'asse Di Maio-Salvini, scegliendo la strada impervia di usare candidature di testimonianza, quelle di Roberto Giachetti e Valeria Fedeli, per dare un segnale di compattezza, sia all'interno che all'esterno del Pd, peraltro riuscendoci. Anche sulla partita del nuovo governo, Martina non ha mosso una virgola rispetto alla linea indicata dal 5 marzo: "Noi faremo opposizione responsabile e dura", ma con "uno spazio di proposta che dobbiamo interpretare" per "essere alternativi a Lega e M5S".

C'è però un'altra grana da risolvere, al più presto: quella relativa ai dipendenti del Partito democratico. Con una lettera pubblica sollecitano la dirigenza a fornire "una risposta in tempi rapidissimi, vista la drammaticità della situazione delle lavoratrici e dei lavoratori in regime di Cigs dall'1 settembre 2017". La missiva ha trovato immediatamente la disponiblità del segretario in pectore "a organizzare appena possibile un incontro per confrontarci sulla situazione interna al partito". Altri scossoni vanno evitati accuratamente, perché potrebbero rivelarsi estremamente dannosi per il Nazareno: serve un intervento veloce, rapido e risolutivo. Il suo futuro da segretario dipende anche da questo.

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