Roma, 21 apr. (LaPresse) – “Fa davvero male leggere sugli organi di stampa che alla imminente Festa nazionale dell’Unità non sarebbero stati invitati alcuni tra i più autorevoli esponenti del partito: dai fondatori, agli ex segretari, ai candidati alle primarie per la segreteria. Mi auguro che tu possa smentire una scelta che, se fosse confermata, sarebbe non meno grave della sostituzione di dieci deputati nella commissione Affari costituzionali della Camera”. Inizia così la lettera aperta inviata da Rosy Bindi al presidente del Pd Matteo Orfini. “Qualcuno – sottolinea la deputata, tra i sostituiti in commissione Affari costituzionali perché contraria alla legge elettorale – potrà spiegare che il segretario per ottenere l’approvazione dell’Italicum, al più presto e senza modifiche, faccia leva sulla differenza tra il mandato in commissione, dove i componenti sono designati dal gruppo parlamentare, e quello in aula, dove ci si esprime con la libertà prevista dalla Costituzione e dove l’appello alla disciplina di gruppo o di partito non può spingersi oltre certi limiti”.

“Ma la Festa dell’Unità – sottolinea Bindi – non è una seduta del Parlamento nella quale si devono prendere decisioni. E’ da sempre il momento di massima apertura e confronto del Pd, espressione della nostra capacità di incontrare e parlare con tutti – iscritti, elettori, cittadini – in grande libertà e con ricchezza di idee e proposte. Immaginare di fare una Festa nazionale selezionando le presenze politiche sulla base della fedeltà alla linea del segretario sarebbe un’involuzione, questa sì, che non ha precedenti nella lunga storia delle feste dei partiti popolari italiani”. “Ti chiedo come presidente dell’assemblea nazionale e garante del pluralismo del Pd – scrive Bindi a Orfini – di assicurare che la festa sia, come sempre è stato, specchio della originale natura del nostro partito. In caso contrario dovrei prendere atto che la mia preoccupazione sul rischio di uno snaturamento del Pd è una realtà”. “Si è interrotta la costruzione di un partito nuovo, democratico, laico e plurale – è l’analisi della presidente della commissione Antimafia -. Il Pd non solo sta rinnegando la prospettiva del bipolarismo con la proposta dell’Italicum, ma sconfessa le sue radici uliviste per consegnarsi al pensiero unico del nascente Partito della nazione”.

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