Roma, 17 nov. (LaPresse) – Corradino Mineo,ex senatore Pd, oggi a ‘Un Giorno da Pecora’, su Radio2, torna sulla vicenda che lo ha visto, suo malgrado protagonista, in seguito alla dichiarazione, fatta da lui, secondo cui Matteo Renzi sarebbe stato subalterno ad una donna, da tutti individuata in Maria Elena Boschi. “Quando è nata quella vicenda io stavo solo raccontando il profilo di un premier. E, per giunta, ero fuori dalla grazia di Dio”. Per quale motivo? “Ero stato appena allontanato dal Pd, e scopro che Renzi, a freddo, va a dire da Vespa, sulla base di un sms privato che avevo mandato al premier, che io mi sarei dovuto dimettere un anno e mezzo prima”.

Cosa gli diceva in quell’sms? “Ero disgustato dal modo in cui lui aveva sfruttato un’altra mia gaffe, e gli avevo scritto: non ci sto a questo gioco, mi dimetto”. Renzi, invece, cosa ha fatto? “Come fosse la cosa più normale del mondo, è andato da Vespa a dire che io mi sarei dovuto dimettere un anno e mezzo fa e che se non lo facevo era perché ero attaccato alla poltrona. Una cosa di una violenza e una gravità unica”. Sentito questo, lei ha oggettivamente perso le staffe, e ha dichiarato che il premier era subalterno ad una donna del suo governo. “In un momento preciso, infatti, in effetti Renzi lo è stato”, ha detto a Radio2 Mineo. Quando? “In un momento in cui bastava un nulla per ottenere una larga unità sulle riforme in Commissione Affari Costituzionali. Bisognava solo rinunciare ad una sciocchezza, che era il testo originale così com’era e che poi in commissione è stato cambiato dalla Finocchiaro e dalla Boschi. Le quali, dopo quella volta, sono diventate amiche”. Quindi, quando parla di Renzi subalterno, si riferisce a quell’episodio. “Si, in quell’occasione, pur di non dare torto alla Boschi, Renzi è messo in un pasticcio e ci ha asfaltati”.

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