Le parole del presidente della Repubblica alla Riunione mondiale della Comunità di Giovanni XXIII a Rimini

Sergio Mattarella sembra non volersi arrendere alla cupa fotografia scattata dal Censis, a quel "sovranismo psichico" che ha portato nel Belpaese "dopo il rancore, la cattiveria". E se gli italiani si mostrano "pronti ad alzare l'asticella" e disponibili "a compiere un salto rischioso e dall'esito incerto", il Capo dello Stato sceglie non a caso la platea della Comunità di Giovanni XXIII, riunita a Rimini, per segnare le coordinate di una possibile ripartenza.

E' faticoso, ammette, ci vuole "un po' di coraggio", ma non ci si può lasciar vincere dal "cinismo" che "è gretto e triste" e "si inchina al cosiddetto realismo ritenendolo immutabile". Per l'inquilino del Colle, però, non è così: La "realtà può essere cambiata e migliorata". Per farlo è necessario "abbattere le barriere". Ve ne sono di reali, mentre "altre sono di convinzione, di mentalità, di modo di pensare, sono barriere che discriminano, che creano esclusione e pregiudizio". Rimuoverle, ribadisce, "spetta, anzitutto, alle istituzioni pubbliche, ma sta anche a ciascuno noi, alle formazioni sociali e ai singoli cittadini".

Laddove (dice sempre il Censis) il migrante diventa "capro espiatorio", Mattarella ricorda che "nella società non ci sono, non ci possono essere, 'scarti', ma soltanto cittadini, di identico rango e di uguale importanza sociale". E di fronte all'individuo che si fa protagonista, il presidente della Repubblica ricorda che "la Costituzione ci sollecita a ravvivare la comunità e a rendere effettiva la pari dignità sociale, perché questo è il presupposto irrinunciabile della convivenza".

La solitudine che "può sembrare, a taluno, un rifugio, all'interno del quale difendere una propria condizione di presunto benessere", in realtà "fa crescere la paura, logora i legami civili, riduce la voglia di partecipazione, produce sfiducia". E con gli italiani sempre più pessimisti e incerti sul futuro, di fronte alla "speranza" rappresentata dalla comunità fondata da don Benzi, Mattarella professa ottimismo: "Si può avere più fiducia nel mondo se terremo unita la nostra comunità, se renderemo onore alla parola uguaglianza iscritta nella nostra Costituzione, se allargheremo gli spazi di libertà, se metteremo al bando la violenza fisica e quella verbale". "Non dobbiamo avere timore o addirittura vergogna – dice – di nutrire e manifestare buoni sentimenti". 

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