Il pentastellato: "Se il Movimento cade a Roma non è un problema per noi, ma per la città stessa"

Tornano ad addensarsi nubi sul Campidoglio, in attesa dell'interrogatorio dell'ex capo del personale Raffaele Marra. Paolo Berdini, l'ingegnere e scrittore con un blog su Il Fatto Quotidiano, potrebbe essere l'ennesimo pezzo di giunta Raggi che se ne va. Intanto il Movimento, da Beppe Grillo ai parlamentari, fa uno sforzo immane per riportare l'attenzione sui "risultati" ottenuti dalle amministrazioni a Cinque stelle e in Parlamento. "Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo fatto – parla Di Maio dal suo profilo Facebook – e dobbiamo contrapporre alla campagna della stampa contro di noi i risultati pratici che otteniamo". A modo suo, torna sulla capitale anche Alessandro Di Battista, rimasto silenzioso nei giorni successivi all'interrogatorio di Raggi. In tenuta da corsa, sul ponte della Musica, 'Dibba' è arrivato per parlare di reddito di cittadinanza, ma assicura ai cronisti che lo stadio della Roma si fa. "Quando il M5S dice che una cosa non si fa, non si fa, come le Olimpiadi – spiega -. Quando dice che si fa, si fa quindi lo stadio si fa". Segue una stoccata all'assessore Berdini che vorrebbe ridimensionare il piano: "Ma io non posso tollerare che il progetto stadio sia la minima parte di un progetto che riguarda un enorme quartiere". E rivolto alla giunta e alla società giallorossa: "Sono sicuro che si metteranno d'accordo e troveranno una soluzione". Di Battista consiglia poi alla Lazio – di cui è tifoso – di "prendersi il Flaminio e risistemarlo".

Il Cinquestelle non esclude poi che il Movimento possa perdere la capitale, anche se aggiunge: "Penso che a Roma dobbiamo andare avanti". "Io – argomenta – non pensavo che avremmo avuto meno problemi perché ci sono tantissime resistenze, poco denaro, debiti incredibili. Ma se il M5S dovesse cadere, non sarebbe un problema per il Movimento che amministra tante altre città come Torino e Livorno, con risultati incredibili: sarebbe invece un problema per Roma che rifinirebbe in mano a chi ha creato 15 miliardi di debiti, coloro che pensano solo a cementificare". Il centauro pentastellato non risponde invece a chi gli chiede se ritiene che Raggi sia impreparata, come sostiene Berdini. "Guardo gli esperti in Parlamento  – glissa Di Battista – e vedo che gli esperti hanno prodotto in dieci anni due leggi elettorali incostituzionali, si sono fatti bocciare dal Consiglio di Stato il decreto sulle banche popolari, la legge sulla riforma della pubblica amministrazione, si sono fatti bocciare parte della finanziaria dall'Ue".

Quindi un passaggio sul voto anticipato e sulle motivazioni della Consulta che vuole leggi elettorali omogenee alla Camera e al Senato. "Noi lo abbiamo sempre sostenuto: applichiamo la legge uscita dalla Corte costituzionale anche a Palazzo Madama. Ma – avverte – nessuno neppure Renzi vuole davvero andare al voto subito". Secondo Di Battista, Renzi "deve ancora organizzarsi".  "Non se lo fila nessuno, non lo nomina nessuno: Renzi è già dimenticato, è già il passato", sostiene. E affonda: "Provate a chiedere in giro: Renzi chi? Da Fassina chi a Renzi chi? E lui soffre per questo, gli interessa tornare in partita, rimettersi in scena come un attore".

Intanto iniziano i tour dei big Cinquestelle per l'Italia. Sabato Di Maio sarà a Bagheria (Sicilia) dopo che ieri si è chiusa l'indagine sulle firme copiate a Palermo che ha stabilito che andranno a processo, tra gli altri, i deputati – sospesi in via cautelare dal M5S – Giulia Di Vita e Riccardo Nuti. Problemi che non oscurano quelli capitolini. Era attesa per oggi in ottava e decima commissione l'audizione dell'assessore all'Urbanistica, Paolo Berdini, ma è saltata, rendendo più critiche le previsioni sul suo futuro. Ai cronisti Virginia Raggi aveva assicurato: "Io non ho paura" di perdere altri pezzi di giunta. Ma erano le sei di sera e non era ancora spuntato il video che inchioda l'assessore mentre dà dell'impreparata alla sindaca di Roma. Ma Raggi in fondo ha ancora una carta da giocare. Ha respinto infatti le dimissioni presentate da Berdini "con riserva", specificando  che "ci sono in ballo molte cose, come lo stadio della Roma".

Un chiaro indizio di dove l'assessore potrebbe scivolare e perdere il mandato. E mentre la rosa dei papabili si allarga, spunta l'appello di un gruppo di intellettuali che chiede alla sindaca "di cancellare la 'riserva' e di respingere in modo netto le dimissioni presentate da Berdini dal ruolo-chiave di assessore capitolino". "Sarebbe un gesto di grande intelligenza politica", scrivono tra gli altri Alberto Asor Rosa, Alessandro Bianchi, Pier Luigi Cervellati, Nino Criscenti, Vezio De Lucia, Paolo Maddalena, Cristiana Mancinelli Scotti, Tomaso Montanar, Fulco Pratesi, Vittorio Roidi, Bernardo Rossi Doria, Carla Sepe. L'ultima parola spetta ora a Virginia Raggi.

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