Stretta di mano tra il generale e Sarraj suggellata da Conte. Il premier: "L'Italia riunisce i protagonisti del Mediterraneo"

La conferenza internazionale sulla Libia si è chiusa a Palermo, con una nuova, simbolica, stretta di mano tra il premier Fayez al-Sarraj e il generale Khalifa Haftar, con conferme sulla conferenza nazionale prevista per il prossimo anno, ma anche con profonde ed evidenti divisioni. "Andiamo via da Palermo ma portiamo con noi il sentimento di fiducia per" una prospettiva "di stabilità della Libia", ha detto in conferenza stampa il premier Giuseppe Conte, nella conferenza stampa finale con l'inviato Onu per la Libia, Ghassan Salamé. "Non siamo qui per una photo opportunity, ma per offrire un contributo all'iniziativa da tempo intrapresa dalle Nazioni unite", ha aggiunto.

Salamé ha sottolineato di aver visto "sostegno unanime della comunità internazionale" e "il chiaro impegno dei libici presenti", che l'hanno tranquillizzato sulla futura conferenza nazionale del prossimo anno, e ha parlato di una riunione "di successo". Ha ipotizzato anche che il voto in Libia possa tenersi in primavera, mentre continua a mancare una data certa dopo che quella di dicembre, annunciata alla conferenza di Parigi di maggio, è sfumata.

Ma a Palermo sono stati protagonisti anche assenti e divisioni. In primis il maresciallo Haftar, uomo forte dell'est del Paese. Dopo che per giorni si sono inseguite le notizie sulla sua possibile assenza, è arrivato in Sicilia domenica: ha visto Conte e previsto dei bilaterali, ma non ha voluto partecipare alla cena e alla plenaria, non accettando di sedere allo stesso tavolo di alcuni partecipanti che considera degli estremisti islamisti. Haftar ha incontrato vari delegati, tra cui di Egitto, Russia, Algeria, Tunisia e Francia. Alla "riunione informale" convocata da Conte c'era anche al-Sarraj, il leader del Governo di accordo nazionale (Gna) riconosciuto internazionalmente.

Ha invece sbattuto la porta e lasciato i lavori la Turchia, dicendosi "profondamente delusa" per essere stata tenuta fuori dalla riunione a margine della plenaria. "Ogni riunione che escluda la Turchia non può che essere controproducente per la soluzione del problema", ha dichiarato il vice presidente turco, Fuat Oktay, che rappresentava Ankara a Palermo. Ha anche lamentato che certi Paesi, che non ha nominato, "continuano a prendere in ostaggio il processo politico in Libia in nome dei loro interessi".

La Turchia, importante nel dossier libico, ha rapporti difficili con l'Egitto, tra i principali sostenitori di Haftar, che accusa regolarmente Ankara e il Qatar di finanziare i suoi rivali, islamisti inclusi. Conte ha commentato l'uscita di scena turca dicendosi "dispiaciuto" ma affermando che essa non abbia disturbato il "clima positivo" e "la coesione internazionale". In secondo piano sono invece passate le frizioni tra Francia e Italia sulla questione libica: il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, era presente a Palermo, ma è rimasto in disparte e ha lasciato l'isola senza fare dichiarazioni, dopo che il Quai d'Orsay aveva "augurato successo alla conferenza".

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