Il leghista: "I decreti sicurezza li abbiamo approvati insieme e no agli sbarchi anche"

Palazzo Chigi se ne lava le mani e scarica ogni responsabilità relativa alla nave Gregoretti sull'ex ministro dell'Interno, Matteo Salvini. In una nota stringata, a firma del segretario generale del governo giallorosso e inviata l'11 ottobre scorso al Tribunale dei ministri di Catania, il messaggio è chiaro: la Gregoretti non è la Diciotti. La vicenda dell'imbarcazione, sulla quale si trovavano 131 migranti, soccorsi a largo della Sicilia il 25 luglio scorso e fatti sbarcare il 31, "non figura all'ordine del giorno e non è stata oggetto di trattazione nell'ambito delle questioni 'varie ed eventuali' nel Consiglio dei Ministri" del 31 luglio 2019 "nè in altri successivi".

La versione del governo però non coincide con quella di Salvini: "Ci sono i fatti, le carte, le mail che dimostrano che fu una decisione collegiale. I decreti sicurezza li abbiamo approvati insieme e no agli sbarchi anche".

Quindi anche con Di Maio e Conte, insiste l'ex capo del Viminale, "se poi qualcuno per amor di poltrona cambia idea…". Dal Carroccio, infatti, trapela che "per risolvere la vicenda Gregoretti ci furono numerose interlocuzioni tra Viminale, presidenza del Consiglio, ministero degli Affari Esteri e organismi comunitari" e "il via libera allo sbarco fu annunciato dal ministro dell'Interno, appena conclusi gli accordi per la redistribuzione degli immigrati in una struttura dei vescovi italiani e in cinque paesi europei" . In sostanza: l'intero esecutivo gialloverde non poteva non sapere.

E l'asticella dello scontro, soprattutto tra i due ex soci di maggioranza, raggiunge livelli altissimi. I 5Stelle sarebbero pronti a votare a favore della richiesta di autorizzazione a procedere, favorendo così il processo per l'ex capo del Viminale. Una posizione che fa scattare un botta e risposta al vetriolo. Salvini infatti attacca Di Maio, facendo sua una nota canzone di Mia Martini: "E' un piccolo uomo". La replica non si fa attendere, con il pentastellato che tira la bordata: "Salvini ora fa la vittima. Lo vedo un po' impaurito".

Intanto la giunta per le immunità del Senato ha incardinato la richiesta trasmessa dal Tribunale del ministri. Il presidente Maurizio Gasparri ha già fissato un timing fittissimo, per chiudere il 20 gennaio l'esame e inviare all'aula di palazzo Madama il parere. Il tutto dovrebbe chiudersi a febbraio. "Si darà al senatore Salvini un termine di 15 giorni come da prassi per, o chiedere di essere sentito dalla Giunta, o per inviare una memoria scritta – spiega Gasparri – Il termine di 15 giorni scadrà il 3/4 gennaio". All'esame le motivazioni del Tribunale dei ministri che accompagnato l'autorizzazione a procedere. Secondo i giudici il ministro dell'Interno "può limitare o vietare l'ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, salvo che si tratti di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale, per motivi di ordine e sicurezza pubblica". E la Gregoretti, si ricorda nel documento depositato in Senato, è "della Guardia Costiera italiana e, quindi, una nave militare". Inoltre nei confronti dell'ex ministro dell'Interno sono "ravvisabili gli estremi del reato di sequestro di persona, aggravato dalla qualifica di pubblico ufficiale, dall'abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate, nonché per aver commesso il fatto anche in danno di soggetti minori di età".

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