Il presidente Giualtiero Bassetti è più specifico e punta il dito contro i provvedimenti economici sul tavolo dell'esecutivo

Che la Cei fosse preoccupata per il clima sempre meno accogliente e per i toni sempre più urlati dell'arena politica era noto. Questa volta però, il presidente Giualtiero Bassetti è più specifico e punta il dito contro i provvedimenti economici sul tavolo del governo: stiamo attenti, avverte, se si sbaglia non c'è un'Italia di riserva.

I vescovi sono riuniti in Vaticano per tre giorni, dal 12 al 15 novembre, in assemblea generale straordinaria. In discussione c'è anche il contrasto alla pedofilia nel Clero, per il quale, però, è riservata una nuova riunione nei prossimi giorni. In queste ore ci sono preoccupazioni più urgenti: "Se si sbagliano i conti non c'è una banca di riserva che ci salverà: i danni contribuiscono a far defluire i nostri capitali verso altri Paesi e colpiscono ancora una volta e soprattutto le famiglie, i piccoli risparmiatori e chi fa impresa", tuona l'arcivescovo di Perugia.

Per il presidente dei vescovi, il Paese è sospeso e infelice: mancano investimenti e politiche di ampio respiro, aumentano incertezza, precarietà e rancore sociale. Il linguaggio è "imbarbarito e arrogante" e non fa i conti con le conseguenze delle parole. "Stiamo attenti a non soffiare sul fuoco delle divisioni e delle paure collettive, che trovano nel migrante il capro espiatorio e nella chiusura un'improbabile quanto ingiusta scorciatoia".

Il cardinale ne ha anche per l'Unione europea: se ha a cuore soltanto la stabilità finanziaria, disinteressandosi di quella sociale e delle motivazioni che soggiacciono ai vincoli, osserva, se perde il gusto della cittadinanza comune e del metodo politico della cooperazione, si rischia di tornare a tempi dei nazionalismi e dei colonialismi.

La risposta a quanto stiamo vivendo, per la Chiesa italiana, passa dalla "promozione della dignità di ogni persona, dal rispetto delle leggi esistenti" e da "un indispensabile recupero degli spazi della solidarietà". In direzione del tutto contraria a quella del governo gialloverde, quindi.

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