Su impeachment Salvini prende tempo, Di Maio: "Si può attivare se Lega è d'accordo". Il Colle smentisce il pentastellato sulla proposta di alternative al nome di Savona all'Economia

Ormai lo scontro tra Lega-M5S e Quirinale è totale. Dopo che il sogno di dar vita al 'governo del cambiamento' si è infranto sulla volontà di non cancellare il nome di Paolo Savona dalla lista dei ministri, i due partiti che insieme rappresentano la maggioranza in Parlamento hanno messo nel mirino il presidente della Repubblica e sono pronti a portare il popolo in piazza, il 2 giugno, "dove tutti diremo che il nostro voto conta".

Non solo, perché pentastellati e Carroccio hanno tutta l'intenzione prima di affossare l'esecutivo a guida di Carlo Cottarelli, e poi di dare avvio comunque alla legislatura, con la formazione delle commissioni di Camera e Senato. Non più da Palazzo Chigi, dunque, ma direttamente in Parlamento, vogliono realizzare i punti del famoso 'contratto'. Ma questo cozza con l'altra volontà espressa dai leader dei due partiti di maggioranza: tornare alle urne il più presto possibile, addirittura ad agosto.

Ciò indurrebbe a pensare che in realtà l'obiettivo reale sia un altro: attivare la procedura di messa in stato di accusa del capo dello Stato, in base all'articolo 90 della Costituzione. Al momento, però, questa sembra essere una priorità soprattutto di Di Maio e i suoi, che dicono di non volersi "rassegnare all'arroganza delle istituzioni che hanno deciso di scacciare il popolo dalla stanza dei bottoni". Perché Salvini prende tempo, non si spinge oltre la volontà di "studiare" l'eventuale impeachment. Tanto che il capo politico M5S, in un passaggio del video che pubblica su Facebook per "chiamare tutti i nostri attivisti e sostenitori alla mobilitazione" (il 2 giugno, alle ore 19, in piazza Bocca della Verità, a Roma), qualche perplessità sulla tenuta dell'alleato la esprime: "Se la Lega non si tira indietro, abbiamo la maggioranza assoluta", ovvero i numeri necessari ad avviare la procedura. Perplessità ribadita anche in serata a 'Porta a Porta': la possibilità di mettere sotto accusa il presidente, dice il pentastellato, "io la posso attivare se la Lega è d'accordo: e io mi aspetto che ci sia questa disponibilità, altrimenti devo anche ripensare ciò che penso di Salvini che finora ha sempre mostrato lealtà". 

Inoltre, nella querelle politica più complicata degli ultimi anni, non poteva mancare il 'giallo'. È sempre Di Maio a puntare il dito verso Mattarella, spiegando ai microfoni di Barbara D'Urso, a "Pomeriggio cinque", che per superare i veti su Savona aveva "fatto arrivare dei nomi alternativi" al Quirinale per il Mef, quelli di Alberto Bagnai e Armando Siri. Circostanza smentita con una nota ufficiale del Colle, ma riconfermata con forza dallo stesso leader pentastellato. Nel tourbillon di polemiche a intervenire è anche l'economista e teorico del no-euro, che sente di aver subito "un grave torto dalla massima istituzione del Paese", sulla base – aggiunge Savona – "di un paradossale processo alle intenzioni di voler uscire dall'euro".

Molto probabilmente il suo nome sarà inserito nelle liste elettorali della Lega una volta che si riapriranno le urne. Intanto le sue tesi potranno vivere solo negli organismi parlamentari. I capigruppo, Toninelli e Grillo per il Cinquestelle, e Giorgetti e Centinaio per il Carroccio, hanno già in agenda l'appuntamento per la divisione delle commissioni: il criterio che verrà seguito per l'assegnazione delle presidenze sarà quello con cui era stata composta la squadra del governo Conte. Il primo punto in agenda è il Def, nel quale sarà inserito con molta probabilità una misura che introduca il reddito di cittadinanza, trasformando gradualmente l'attuale Rei. Dal fronte lùmbard, invece, sono già a lavoro i tecnici per redigere due disegni di legge: la legittima difesa e il blocco dei flussi migratori. Perché, come dicono Di Maio e Salvini "il programma che non ci hanno fatto realizzare al governo, lo metteremo in pratica in Parlamento". In attesa che Mattarella (impeachment permettendo) decida quando tornare alle urne, alle quali Lega e M5S pensano addirittura di correre insieme in quello che già definiscono un "referendum" tra "cambiamento e poteri forti, lobby ed establishment europeo". Per ora si tratta solo di un'idea lanciata come un sassolino nell'oceano per vedere che effetto fa, ma se indietro dovesse tornare una marea, allora potrebbe diventare un progetto politico del tutto inedito. A cui parteciperà anche Alessandro Di Battista, pronto a interrompere il viaggio di lavoro con la famiglia per ripresentarsi in lista, "spero ancora con Di Maio candidato premier".

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