L'analisi dell'ex ministro dei Trasporti nel governo Prodi e presidente della Regione Liguria dal 2005 al 2015
"Genova non può avere un porto e un'industria del duemila e infrastrutture dell'Ottocento e Novecento. In tutto il modo di fronte a un cambiamento economico, logistico, portuale, turistico vengono realizzate opere nuove. Nessun vincolo europeo lo impedisce. Poi naturalmente bisogna tenere su quelle che ci sono". È l'analisi di Claudio Burlando, ex ministro dei Trasporti nel governo Prodi, presidente della Regione Liguria dal 2005 al 2015, alla guida di una amministrazione di centrosinistra, che di fronte al crollo del ponte Morandi e alle vittime parla prima di tutto di una "tragedia immane".
I ministri Toninelli e Di Maio puntano il dito contro Autostrade in quanto responsabile della gestione e manutenzione del ponte. Lei cosa pensa?
"Il ponte Morandi quando è stato fatto 51 anni fa era un'opera audace e innovativa e di grande qualità architettonica. Il ponte è molto complicato da manutenere. Ribadisco però che una città con un porto importantissimo, turismo e un'industria altrettanto importante non può affidarsi sempre a infrastrutture di 50- 80 anni fa o di un secolo fa".
Quindi la questione va oltre la manutenzione dell'opera? Lei che ha avuto compiti di amministratore in Liguria come la ha affrontata?
"Dal 2005 al 2015 mi sono impegnato per fare sette cose di cui cinque sono in corso di realizzazione e due sono pronte per essere realizzate, già approvate e finanziate. Le cinque sono lo scolmatore del torrente Fereggiano, quasi finito, il rifacimento della copertura del Bisagno, quasi terminata, il nodo ferroviario di Genova, il Terzo Valico dei Giovi, in stato molto avanzato e la Strada a Mare di Cornigliano che sarà preziosissima in questa emergenza. Poi ci sono la Gronda di Genova (una nuova bretella autostradale per alleggerire il peso del traffico di Ponte Morandi e dirottarlo verso la Valpolcevera per poi confluire sull'autostrada per Milano, ndr) e lo scolmatore del Bisagno, opere finanziate e approvate al 100 per cento".
E ora cosa si deve fare?
"Almeno non torniamo indietro. Con queste sette opere un futuro Genova ce l'ha, visto che c'è chi ha lasciato un quadro in cui i soldi e i progetti per farle ci sono".
Salvini ha detto "se ci sono vincoli europei che impediscono di spendere per mettere in sicurezza scuole o autostrade metteremo davanti a tutto la sicurezza degli Italiani". In Italia gli interventi che servivano non si sono fatti per questo?
"Non c'entra nulla l'Europa in queste vicende liguri. La questione infrastrutture è in tema al governo giallo verde. Non siamo di fronte a una Ue che per vincoli finanziari blocca opere fondamentali. Non è così. Cinque di quelle sette opere si possono concludere e due si possono cominciare. Ma il Terzo Valico e la Gronda ora sono invece messe in discussione dai 5 Stelle".
Molti in queste ore parlano di una tragedia che si poteva evitare…
"Io da ex amministratore dico che il ponte Morandi è una struttura che 50 anni fa era all'avanguardia dal punto di vista architettonico e ingegneristico, ma che dopo 30-35 anni ha mostrato notevoli difficoltà di manutenzione e che necessitava di interventi molto costosi. Certo era difficile immaginare un disastro del genere. Ma qualcosa forse non avrà funzionato. Ora saranno gli esperti a dover ricostruire cosa è successo e la magistratura ad accertare le responsabilità".
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