Le ministre renziane, Teresa Bellanova e Elena Bonetti, non partecipano al Consiglio dei ministri. Il premier: "Renzi ci dica cosa vuole fare"

Siamo al gioco del cerino. La crisi di Governo non c'è ancora ma Giuseppe Conte e Matteo Renzi sono l'un contro l'altro armati, a pochi passi dalla rottura definitiva, tanto che il presidente del Consiglio telefona sul Colle più alto per ragguagliare della situazione Sergio Mattarella. I parlamentari di Italia viva continuano a votare con le opposizioni: succede al Senato con il decreto Intercettazioni sul tema prescrizione e alla Camera con il Milleproroghe sulle concessioni autostradali. In polemica con Bonafede, poi, le ministre renziane Teresa Bellanova e Elena Bonetti non partecipano al Consiglio dei ministri. Per il presidente del Consiglio la misura è colma da giorni.

Il premier, raccontano, avrebbe già voluto intervenire martedì sera per chiedere "chiarezza" alla compagine renziana, ma il rinvio del voto sul lodo Annibali lo ha fermato. In mattinata, quando ancora il forfait della delegazione di Iv alla riunione del Governo non è ufficiale, Conte rompe ogni indugio: "Non sedersi al tavolo del Consiglio dei ministri non sarebbe un fatto da trascurare. La riterrei un'assenza ingiustificata, se si dovesse confermare", dice senza mezze parole. Di più. Il premier chiede un "chiarimento", accusa gli alleati di comportarsi da "opposizione aggressiva e anche un po' maleducata" e ribadisce che non accetterà ricatti. Non è in discussione l'operato del Guardasigilli Bonafede, al quale Renzi aveva dato due mesi per cambiare idea ("o ci vediamo in Senato", era stato l'avvertimento). "Lo sfiduciano e lo insultano pubblicamente per cosa? Perché da giovane faceva un Dj?", lo difende Conte.

Alla fine è Renzi, rivolgendosi al direttamente al premier in diretta Facebook, a confermare l'assenza delle sue ministre. "E il presidente del Consiglio non può dire che è un'assenza ingiustificata perché lo dice il preside di un istituto. Noi stiamo marcando una battaglia politica", scandisce. La linea del leader di Iv non cambia. Adesso, rilancia dando del tu a Conte (lo farà nel corso di tutto il suo videomessaggio), "la palla tocca a te". "Se vuoi aprire la crisi o staccare la spina fallo – lo incalza – noi non chiediamo questo. Vuoi cambiare maggioranza, tanto lo hai già fatto, sai come si fa".

L'ex premier gioca la sua partita di poker. Conte, però, dopo aver passato la mano in diverse occasioni, adesso vuole 'andare a vedere', convinto si tratti di un bluff. Se così non fosse, si ragiona negli ambienti della maggioranza, al Senato è già pronto – o quasi – un gruppo di responsabili pronto a salvare la legislatura. Nonostante il diretto interessato abbia più volte smentito, è ancora attorno al nome di Paolo Romani che si registrano diversi movimenti di stabilizzazione dell'esecutivo. Il Pd, però, non è del tutto convinto: "E' l'operazione che costò la vita a Prodi – ricordano – e poi avere Renzi come un martello pneumatico all'opposizione di certo non aiuterebbe". Il leader di Iv non gradisce di essere stato appellato come "oppositore maleducato": se cambia la maggioranza "daremo una mano", assicura. Ai suoi, però, confida: "Saremmo finalmente liberi".

In realtà, secondo alcuni parlamentari dem, non tutti i renziani sarebbero pronti a seguire il leader in questa sfida. Lui confida nella solidità delle sue truppe, ma in caso contrario potrebbe comunque 'piazzarsi' tre anni all'opposizione e continuare le sue battaglie. La via d'uscita alla crisi, in ogni caso, l'ex premier la offre: "Avevamo dato il via libera a un ulteriore lodo che diceva: se proprio dobbiamo tenere la prescrizione perché è la bandierina dei Cinque stelle, siamo disponibili anche a cancellarla solo dopo l'appello". La proposta, però, non sembra far breccia nello scudo di Bonafede. "Renzi ha chiesto la sua testa – spiegano dal M5S – prima di accontentarlo si fa esplodere".

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