Il premier al Palazzo di Vetro:  "Vogliamo Nazioni Unite vicine alle persone". E rimarca che sulla gestione dei flussi migratori troppo spesso il nostro Paese non ha ricevuto aiuto

Tutto sommato, il premier Giuseppe Conte torna in Italia soddisfatto del suo esordio assoluto all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il capo del governo M5S-Lega sfrutta al massimo le 48 ore a New York rafforzando il legame con il presidente Usa, Donald Trump, e stringendo mani ai leader di mezzo mondo, Egitto e Iran compresi. Non teme la platea e prendendo la parola al Palazzo di Vetro difende la sua squadra di maggioranza: "Quando qualcuno ci accusa di sovranismo e populismo, amo sempre ricordare che sovranità e popolo sono richiamati dall'articolo 1 della Costituzione italiana, ed è esattamente in quella previsione che interpreto il concetto di sovranità e l'esercizio della stessa da parte del popolo".

Non per questo, però, l'Italia verrà meno ai suoi impegni accanto alle Nazioni Unite, anzi, Conte li conferma. Ma rimarca che sulla gestione dei flussi migratori troppo spesso il nostro Paese non ha ricevuto l'aiuto e il sostegno necessari ad affrontare uno dei nodi principali della fase storica che stiamo vivendo: "Da anni siamo impegnati in operazioni di soccorso e salvataggio nel Mar Mediterraneo – dice all'Assemblea generale l'inquilino di Palazzo Chigi – ed ha sottratto così alla morte decine di migliaia di persone, spesso da sola, come è stato più volte riconosciuto dalle stesse istituzioni europee allorché hanno affermato che l'Italia aveva 'salvato l'onore dell'Europa', ma i fenomeni migratori con i quali ci misuriamo richiedono una risposta strutturata, multilivello e di breve, medio e lungo periodo da parte dell'intera Comunità internazionale". Per questo Roma conferma il sostegno ai Global compact su migrazioni e rifugiati, perché "è una sfida che può e deve essere raccolta con un approccio di 'responsabilità condivisa', in una logica di partenariato tra Paesi di origine, transito e destinazione dei flussi".

In modo poco velato Conte lascia intendere che, comunque, anche l'Onu ha bisogno di essere riformata. "Vogliamo Nazioni Unite vicine alle persone, in grado di rispondere alle loro esigenze di sicurezza e di benessere, pronte a proteggerle dalle insidie della globalizzazione", perché "non considero prima ancora che politicamente, moralmente accettabile un'azione di governo che non si preoccupi adeguatamente di assicurare a tutti i cittadini condizioni di vita eque e pienamente dignitose". Per questi motivi il premier assicura che "continuiamo a sostenere il piano di riforma del segretario generale".

Nei colloqui avuti a margine dei lavori, il presidente del Consiglio ha avuto modo di parlare anche di temi che bruciano ancora nell'opinione pubblica italiana, come il caso di Giulio Regeni, il ricercatore ucciso al Cairo nel 2016: "ho avuto rassicurazioni da presidente Al Sisi che farà di tutto, lavorando incessantemente per ottenere verità e giustizia per Giulio. Sarebbe oggettivamente un peccato compromettere un rapporto antico con l'Egitto". Conte ha avuto anche modo di interloquire con Rouhani "del contesto internazionale attuale, in particolare sull'Iran. Tutti sanno che c'è una presa di posizione degli Usa" sulle sanzioni a Teheran in merito al disarmo nucleare, ma "la posizione dell'Italia è in linea con l'Unione europea: quell'accordo ha avuto lunga gestazione e non può essere messo da parte".

Al termine dei lavori, prima di lasciare New York, il premier si concede un ultimo appunto sul tema dei migranti. Il messaggio non ha un destinatario preciso, ma si attaglia perfettamente a chiunque abbia mosso critiche finora al nostro Paese: "La nostra politica è quella di tutelare la dignità persone e salvare vite umane – ricorda -, chi dà una visione diversa del nostro operato, dopo quello che abbiamo fatto e continuiamo a fare, non può essere in buonafede". Ora la trasferta statunitense va messa in archivio in fretta, in Italia Conte è atteso da un'altra sfida fondamentale, quella della manovra. Che gli toglie il sonno, dice. E forse non solo per i contenuti.

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