La svolta europeista, l'apertura al dialogo e al confronto. La volontà di cambiare l'Unione da dentro e da attore principale per la sua stessa esistenza. Giuseppe Conte lima il discorso nelle ultime ore che lo separano dalla fiducia alla Camera, dopo giorni di correzioni, con inserimenti di nuovi argomenti da trattare, o toni da modulare con una certa attenzione. La sua è la volontà di chi si ri-presenta in Parlamento e vuole dare un taglio netto col passato. Questo non significa rinnegare quanto prodotto in 14 mesi (la lista è stata lunga e già difesa abbondantemente) ma ci deve essere un evidente segno di discontinuità. Perché la partita, quella gialloverde, è finita. E non è tutto. Il suo bis non deve essere considerato a termine. Insomma, il lavoro è quello di chi vuole apportare al Paese riforme importanti, per questo l'orizzonte può essere solo la fine della legislatura.

L'Europa ha accolto l'esecutivo giallorosso quasi con giubilo- lo dimostra anche l'assist della Francia- una ‘strada’ nuova che deve essere percorsa. Con una costante: Conte figura guida, non più messa in ombra dall'energia sovranista di Matteo Salvini o dal quella filo-cinese di Luigi Di Maio. Il presidente del Consiglio parlerà di revisione del trattato di Dublino, dei progetti di ricollocazione e rimpatrio dei migranti, il tutto però nella cornice di un dialogo ormai aperto con Bruxelles e non nel clima di perenne guerra, caldeggiata dal Carroccio.

I temi saranno quelli che ha elencato nel suo discorso al Quirinale, quando ha accettato l'incarico, mettendo in evidenza l'impronta che avrà questo l'esecutivo: rispetto della grammatica istituzionale e leale collaborazione. Un 'nuovo umanesimo' sarà la formula su cui il capo di Palazzo Chigi punterà per dare un taglio con l'esperienza della Lega che fu battezzata sotto la parola "populista". Sul tavolo i 29 punti del programma stilato da Pd e M5S, con una sottolineatura fondamentale: non si tratta di un altro contratto ma di intenti "organici" tra due partiti che hanno come obiettivo il bene del Paese. Certo, in questo quadro Conte avrebbe fatto a meno della riunione di Di Maio con i ministri 5Stelle e l'annuncio di un appuntamento a scadenza settimanale. Il consiglio dei ministri si svolge a palazzo Chigi e non alla Farnesina, è il ragionamento, e il capo del governo non è il ministro degli Esteri. Una 'sbavatura' sulla linea netta che Conte vuole dare a questo esecutivo, che però col tempo lui stesso cercherà di rimettere sul giusto binario.

Non sarà solo la spinta europeista che il premier vuole dare al governo il tema che tratterà nel suo discorso. Il parlamento aspetta anche risposte sulla legge di bilancio, come intende muoversi il Mef per evitare l'aumento dell'Iva e quali misure intende adottare (anche qui le differenze di percentuali sul defict tra i due alleati sono evidenti). Inoltre sono in scadenza dossier caldi come Alitalia, licenze di Autostrade e Alta velocità, su cui Pd e M5S hanno già dimostrato diverse incongruenze.

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