Intanto i pm chiedono l'interdizione per la Romeo Gestioni

"Ho letto e ascoltato numerose, quanto imprecise analisi sul fatto di non aver avanzato querela nei confronti dell'ing. Marroni e del sig. Vannoni. Vorrei essere chiaro: per l'ennesima e ultima volta ribadisco che i reati commessi in mio danno attraverso l'accusa di aver diffuso segreti d'ufficio sono procedibili d'ufficio e la relativa denuncia può essere portata a conoscenza dell'Autorità giudiziaria in qualsiasi modo". Queste le parole del ministro Luca Lotti.

"Per questo motivo – aggiunge – non ho esitato a dichiarare al Pubblico Ministero, che mi ha sentito il 27 dicembre 2016, che le accuse formulate nei miei confronti sono false e ciò è quanto basta perché l'Autorità giudiziaria valuti la sussistenza del reato di calunnia in mio danno. I miei legali, Franco Coppi ed Ester Molinaro, mi hanno rappresentato la inutilità di una ulteriore denuncia, posto che quanto avevo dichiarato al Pubblico Ministero già costituiva di per sé una denuncia. Mi riservo di leggere gli atti ufficiali delle indagini – e non le anticipazioni e le ricostruzioni giornalistiche – per valutare di intraprendere un'ulteriore azione penale nei confronti di chi mia ha calunniato".

INTERDIZIONE PER SOCIETA' ROMEO. Nel frattempo la procura di Roma ha chiesto una misura interdittiva nei confronti della Romeo Gestioni, l'azienda di servizi riconducibile all'imprenditore Alfredo Romeo, indagato per corruzione nell'indagine sugli appalti Consip, nell'ambito della quale è finito a Regina Coeli lo scorso primo marzo.

La misura, chiesta dal pm Mario Palazzi e dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, sarà discussa nell'udienza fissata per il 23 marzo a piazzale Clodio, davanti al gip Gaspare Sturzo. Secondo i magistrati, la Romeo Gestioni avrebbe violato la legge 231 sulla responsabilità degli enti.

Al centro dell'inchiesta romana sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione, che ha portato all'arresto di Alfredo Romeo, c'è una gara di 'facility management', ovvero servizi per la pa, del valore di 2,7 miliardi (FM4) bandita nel 2014 e suddivisa in 18 lotti, alcuni dei quali puntava ad aggiudicarsi l'imprenditore. Romeo prese parte alla gara per il lotto da 143 milioni di euro per l'affidamento di servizi in una serie di palazzi istituzionali a Roma, che andavano dalla pulizia alla manutenzione degli uffici. Per raggiungere il risultato, Romeo, secondo le accuse, corrompeva il dirigente Consip Marco Gasparri, anche lui accusato di corruzione, affinché gli desse una serie di informazioni indispensabili per avere la meglio sugli altri partecipanti. Per l'aiuto fornito a Romeo, Gasparri avrebbe ricevuto 100mila euro in tre anni. Un sistema quello di Romeo nel quale, secondo la ricostruzione di Gasparri ai pm, l'imprenditore riteneva indispensabile pagare, poiché, a suo dire, tutti lo facevano.

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