Di Fabio De Ponte

Roma, 25 ott. (LaPresse) – “Voi mi chiedete di ripensarci. Io ci penso e non vi deluderò”. Il sindaco di Roma Ignazio Marino non molla e, parlando ai suoi sostenitori, scesi di nuovo in piazza oggi per chiedergli di non confermare le dimissioni, annuncia l’intenzione di resistere ancora. Appena qualche giorno fa, in una intervista, aveva detto che stava valutando l’idea di ricandidarsi alle primarie. Oggi ha rilanciato ancora di più perché “questa piazza – ha detto – mi dà l’energia per andare avanti”, arrivando a citare, davanti a qualche migliaio di persone che si accalcava davanti al Campidoglio, Ernesto Che Guevara: “Noi siamo realisti e vogliamo l’impossibile”, ha detto scatenando le urla di approvazione della folla. “La democrazia – ha sottolineato – non si esercita in stanze chiuse”, annunciando l’intenzione di riaprire il confronto “con gli eletti del Pd e della lista civica”.

“STRAPPATO ROMA A TANGENTOPOLI”. Il primo cittadino ha rivendicato tutti i meriti della sua amministrazione: “In questi due anni – ha detto – tutti insieme abbiamo strappato da questa città il cancro di parentopoli da quelle persone che su queste stesse scale fecero il saluto romano. Abbiamo portato le decisioni dai salotti cosiddetti buoni all’aria aperta. Abbiamo scelto sulla base del merito e delle competenze, non degli amici degli amici o delle tessere del partito”.

“COMPIUTI ERRORI MA NESSUNO E’ INFALLIBILE”. D’altra parte, ha proseguito, “abbiamo anche fatto degli errori e io me ne assumo la responsabilità. Ma non abbiamo il dono dell’infallibilità, chi ce l’ha? Mentre portavamo la legalità nei conti, mentre mettevamo in ordine la casa, la magistratura fermava la mafia. Il 5 novembre inizierà un processo storico – ha ricordato – che dimostrerà che chi ci ha proceduto si era servito dei poveri, mentre noi abbiamo voluto servire i poveri e gli ultimi. Il 5 novembre la città sarà parte civile”.

NUOVO BRACCIO DI FERRO, SCADENZA IL 2 NOVEMBRE. Il braccio di ferro con il Pd, dunque, è destinato a proseguire. E già in via Sant’Andrea delle Fratte da tempo si studia un modo per costringere il sindaco ad andarsene, sul tavolo soprattutto le ipotesi di una mozione di sfiducia o la bocciatura del bilancio. D’altra parte lui fin dal primo giorno aveva messo in chiaro che aveva venti giorni per ripensarci, periodo che scadrà il 2 novembre. Prevedibilmente, perciò, questa sarà una nuova settimana di passione per il Campidoglio. La questione del commissario e delle elezioni anticipate, insomma, lascia il passo a una riedizione della battaglia di Marino contro tutti.

SEL: “ROMA INSOFFERENTE ALLE LOBBY, MARINO VENGA IN AULA”. A sostenerlo, oltre ai cittadini scesi in piazza oggi, anche un gruppo di radicali entrati da qualche giorno in sciopero della fame, come Davide Tutino e Paolo Izzo. Incerti sul da farsi sembrerebbero dalle parti di Sel, che pure erano stati tra quelli che avevano spinto per le dimissioni. “La manifestazione in Campidoglio di oggi – scrive il segretario romano del partito Paolo Cento – conferma l’insofferenza di una parte della città di Roma ai poteri e alle lobby. Marino rompa gli indugi e venga in aula Giulio Cesare al più presto perché la Capitale non può vivere nell’incertezza e i problemi aumentano. Lo ascolteremo con rigore e valuteremo con responsabilità le sue scelte”.

MELONI PRONTA A CANDIDARSI. A guidare il Campidoglio, nel frattempo, si è candidata oggi anche la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: “Non escludo nessuna ipotesi”, ha risposto a domanda diretta su SkyTg24, una risposta sibillina geometricamente simmetrica a quella di Marino. “Quello che so – ha aggiunto – è che il centrodestra può vincere a Roma come in altre importanti città italiane”.

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