Berlusconi aspetta al varco Salvini: se gli azzurri dovessero perdere quella commissione sarebbe rottura

Si chiude, per forse riaprirsi di nuovo, la partita dell'ufficio di presidenza della Camera. Completato il sottogoverno, risistemato l'assetto a Montecitorio, ora la 'duplice intesa' guidata da Matteo Salvini e Luigi Di Maio dovrà riscendere sul campo di battaglia per risolvere il rebus delle commissioni permanenti e di quelle speciali.

A Montecitorio  si è giocata, con tanto di sorpresa, una partita che avrà sicuramente risvolti sugli organismi parlamentari chiamati a far funzionare Camera e Senato. Il posto vacante di vicepresidente lasciato da Lorenzo Fontana (Lega, promosso ministro per la Famiglia) è stato assegnato, con una maggioranza di 245 voti (grazie al voto compatto del centrodestra)  a Fabio Rampelli, capogruppo di Fratelli D'Italia, e quello di questore a Federico D'Incà, che prende il posto di Riccardo Fraccaro (M5S, promosso a ministro per i Rapporti con il Parlamento), sostenuto oltre che dai pentastellati anche dalla Lega.

La novità sta proprio nell'elezione di Rampelli, esponente del partito di Giorgia Meloni, che di fatto non ha negato la fiducia al governo Conte, astenendosi sia alla Camera che al Senato. Il posto da vicepresidente è comunque in quota maggioranza, ma è lo stesso neoeletto a chiarire: "Noi restiamo all'opposizione". L'ufficio di presidenza di Montecitorio vede quindi su quattro componenti un solo membro legato al 'contratto' giallo-verde: Maria Edera Spadoni. E' qui però che l'affaire della composizione dell'ufficio di presidenza si lega con quello delle commissioni, seguendo virtualmente la stessa identica anomalia di questa legislatura: un'intesa di governo siglata da Lega e M5S, che si deve confrontare, quasi disturbata, con il centrodestra che, come dimostrato a Montecitorio, prosegue e sopravvive. Fratelli d'Italia continua di fatto a sostenere di essere all'opposizione e come tale rivendica la presidenza del Copasir. Per legge sia il Comitato per l'ordine e la sicurezza della Repubblica, che la Vigilanza Rai, devono essere infatti guidate da un componente fuori dalla maggioranza.  E per le due commissioni speciali i partiti interessati erano rispettivamente Partito democratico, con Lorenzo Guerini, e Forza Italia ancora indecisa tra Maurizio Gasparri e Paolo Romani.

La rivendicazione di Meloni e del partito potrebbe aprire quindi uno scenario nuovo e in parte rimettere in discussione lo stesso ufficio di presidenza della Camera, appena oggi completato. Rumors di palazzo parlano di un accordo blindato nel centrodestra per eleggere Edmondo Cirielli (Fdi) al Copasir, lasciando vacante il posto come questore alla Camera che, sempre secondo fonti qualificate, sarebbe gradito alla Lega. I numeri per portare a termine questa operazione sarebbero schiaccianti, anche senza l'ok di M5S, che come con Rampelli potrebbe astenersi. Nella lista dei desideri di Fratelli d'Italia, poi, ci sarebbe anche la giunta per le Immunità e le elezioni del Senato (altra casella riservata alle opposizioni), mentre quella della Camera potrebbe essere offerta al Partito democratico. Nel gioco forza tra la 'duplice intesa' giallo-verde e la coalizione di centrodestra, il Nazareno rischierebbe infatti di rimanere a bocca asciutta, visto che sulla Vigilanza al momento gli azzurri ci avrebbero messo il cappello. Su questo punto da parte dei pentastellati sarebbero emerse non poche ostilità, tanto da far filtrare che forse la Vigilanza sarebbe meglio darla al Pd. E' qui infatti che Berlusconi aspetta al varco Salvini, qualora gli azzurri perdessero la commissione sarebbe rottura, visto che si aggiungerebbe alla perdita delle Tlc.  Per le commissioni speciali comunque ci vorrà ancora del tempo, prima la maggioranza dovrà chiudere l'assegnazione delle permanente che, assicurano fonti di governo, è in dirittura di arrivo. La settimana prossima con i componenti dei gruppi consegnati si dovrebbe procedere con l'elezione dei presidenti, che saranno scelti in base all'alternanza tra M5S e Lega.

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