Roma, 4 mag. (LaPresse) – Un uomo di altri tempi, di quelli che avevano la pelle dura. Giulio Andreotti, 93 anni con alle spalle una vita non priva di emozioni, responsabilità e spesso anche forti dispiaceri, personali e professionali, sembra aver superato anche questa. Ieri il senatore a vita e sette volte presidente del Consiglio di quella che tutti chiamano la prima Repubblica, è arrivato in codice rosso al policlinico Gemelli di Roma. Crisi respiratoria che aveva mandato in tilt il cuore, tutta colpa di una bronchite trascurata, che si portava dietro, racconta il genero, da Natale. Eppure non ha mai perso conoscenza e dopo qualche ora eccolo fuori pericolo, il bollettino medico parla di condizioni serie ma stazionarie, per arrivare a fine serata quando i sanitari possono dire con certezza che le “condizioni sono stabili con graduale miglioramento dei parametri cardiorespiratori”. Andreotti sorride, ringrazia infermieri e medici dell’ospedale, si lascia andare a battute anche per esorcizzare la sua scaramanzia, che da romano doc, lo ha sempre contraddistinto. Prima Wikipedia che alla notizia del malore aveva pensato bene di ottimizzare i tempi e aggiungere alla data di nascita quella della sua morte: 3 maggio 2012. Poi il numero della stanza in terapia intensiva: la 17. A queste casualità l’uomo che ha guidato l’Italia per oltre 40 anni ha risposto con l’humor di sempre: “Hanno sbagliato. Speriamo continuino a sbagliare”. E ancora stamane, dopo una notte tranquilla, torna su quel sito che lo aveva dato per morto: “Porta bene, allunga la vita”.

A raccontare il senatore dopo la prima notte passata in ospedale la segretaria Patrizia Chilelli: “Sta bene e vuole andare a casa. Penso però che dovrà restare qui ancora un paio di giorni”. Anche il genero, Marco Ravaglioli, tranquillizza i giornalisti appostati da ieri all’uscita del pronto soccorso: “E’ sereno e tranquillo. Ha chiesto la comunione perché, come tutti sanno, lui va regolarmente a messa”. Le ultime indiscrezioni dei medici intanto confermano che “condizioni stabili con i parametri cardiorespiratori che si stanno via via normalizzando”. Non è però stata ancora sciolta la prognosi che resta riservata, con Andreotti ricoverato nel reparto di terapia intensiva. E non sono mancate le attestazioni di stima e vicinanza da ex Dc e personalità istituzionali. Tra i politici che si sono interessati per primi delle condizioni del sette volte premier, invece, il presidente del Senato, Renato Schifani, e il leader Udc, Pier Ferdinando Casini. Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si è informato attraverso la sua segreteria, dello stato di salute di Andreotti.

Questa mattina a far visita ad Andreotti anche l’avvocato e deputato di Fli, Giulia Bongiorno, che fu suo legale nel processo in cui il senatore era accusato di associazione mafiosa. Intanto i figli non lo abbandonano neanche un momento, spesso seduti sul muretto del pronto soccorso in attesa di poterlo vedere. C’è anche il figlio venuto dagli Stati Uniti che Andreotti ha salutato così: “Ah, ci sei anche tu”.

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