Roma, 15 dic. (LaPresse) – E’ morto nella giornata di ieri a Roma Armando Cossutta, storico esponente del Pci e della sinistra italiana. Aveva 89 anni. Lunga la sua militanza politica, dalle posizioni intransigenti e filosovietiche, Cossutta aveva proseguito la sua carriera politica anche dopo lo scioglimento del Pci, anzi, era stato proprio uno dei maggiori avversari della svolta che Achille Occhetto aveva voluto imprimere al partito. Rifiutato il passaggio al Pds, Cossutta era quindi stato tra gli animatori del partito della Rifondazione Comunista, in seguito, della scissione interna che portò alla nascita dei Comunisti Italiani.

IL PCI. Dopo aver partecipato alla Resistenza nelle fila della brigata Garibaldi, Cossutta aveva cominciato a militare nel PCI, al quale si era iscritto fin dal 1943. Negli anni consolidò la sua figura come uno degli esponenti più vicini alla linea di Mosca, cosa che, peraltro, lo portò spesso in conflitto con gli esponenti più aperti del partito. Tra tutti Berlinguer del quale non condivideva l’approccio revisionista che voleva il Pci staccarsi in maniera netta dal blocco sovietico.

RIFONDAZIONE COMUNISTA. L’addio al Partito comunista avviene però all’inizio degli anni Novanta: Cossutta non condivide il processo, voluto da Achille Occhetto, di trasformazione del Pci in Pds. L’abbandono della falce e del martello per la quercia, quello che sarà l’emblema della “svolta della Bolognina”, porta Cossutta già nel ’91 a sganciarsi, mettendo in campo le forze che porteranno alla nascita di Rifondazione Comunista.

IL SOSTEGNO A PRODI. Ma anche la militanza in Rifondazione subirà uno stop: la decisione dell’allora segretario Fausto Bertinotti di ritirare la fiducia al governo Prodi portò Cossutta a fondare il Partito dei Comunisti Italiani (PdCI), con Oliviero Diliberto e Marco Rizzo, per continuare a sostenere il governo ulivista. Una militanza che proseguì fino al 2006 quando per contrasti interni Cossutta si ritirò dalla politica attiva.

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