La premier intervistata dal direttore del ‘Tempo’ Tommaso Cerno
A tutto campo, dalle dimissioni del capo di gabinetto del ministro della Cultura, al rapporto con la magistratura, passando per il dossier migranti e un bilancio personale dei primi due anni trascorsi a Palazzo Chigi. Alle celebrazioni per gli 80 anni del ‘Il Tempo’, organizzate alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea (Gnam) a Roma, Giorgia Meloni risponde alle domande del direttore del quotidiano Tommaso Cerno spiegando innanzitutto che, per quanto riguarda il rapporto con una parte della magistratura, non ha mai parlato di “complotto”. “Non credo che ci sia un disegno di sovvertire la volontà popolare ma un sostanziale menefreghismo rispetto alla volontà popolare – l’analisi fornita dalla presidente del Consiglio -: se vota ‘bene’ la democrazia è una risorsa ma se vota ‘male’ andranno corrette le decisioni del popolo”. E per quanto riguarda la mail del giudice pubblicata proprio dal Tempo, aggiunge: “Dice che non agisco per interesse personale ma per volontà politica.
Una politica forte, che non ha scheletri nell’armadio, non ha una seconda agenda, non è condizionabile, è un problema per molti, per tutti coloro che sulla debolezza della politica hanno costruito imperi. Io continuo a rispondere alla volontà popolare e a non farmi condizionare da nessuno rispetto a quello che ritengo giusto per dare risposte ai cittadini, nel rispetto delle leggi”.Ecco perché, mette in chiaro, andrà avanti a testa bassa sul dossier migranti. Anche perché, ricorda, la sentenza dei giudici di Roma “la considero irragionevole perché non riguarda il tema dell’Albania, ma tutti gli immigrati illegali che arrivano da alcune nazioni. I giudici si rifanno a una sentenza della Corte europea, ma le non convalide dei trattenimenti degli irregolari sono cominciate molto prima. La questione dell’Albania è strumentale, io penso che la sentenza sia dettata da un approccio di visione molto diverso da quello che ha il governo”. “Avevo messo in conto che ci sarebbero stati degli ostacoli ma li supereremo: il protocollo Italia-Albania funzionerà – annuncia -. Non consentirò che una soluzione che abbiamo individuato nel pieno rispetto del diritto italiano ed europeo venga smontata perché c’è una parte della politica che non è d’accordo.
Penso che nessuno Stato di diritto possa prescindere dal governo dei flussi migratori e possa prescindere da una lotta all’immigrazione illegale. Mi sono presa degli impegni con il popolo italiano, secondo quella che è la volontà della maggioranza degli italiani, e farò tutto quello che posso per rispettarli, compreso, se necessario, lavorare giorno e notte”. Le battute finali dell’intervista toccano tutti i principali temi di attualità, la manovra, la crisi in Medioriente, le imminenti elezioni in Liguria (“la democrazia è sempre un test, sono abbastanza ottimista e mi fa ben pensare il fatto che nessuno ne stia parlando”), e anche i due anni di governo festeggiati proprio ieri. “Una cosa che non rifarei? Forse non mi ricandiderei … no, sto scherzando”, sorride Meloni prima di aggiungere: “Un bilancio personale di questi due anni? Sono in pace con la mia coscienza, che è una ‘ragazza’ aggressiva. Non avrei potuto metterci più impegno, lavorare di più. Ho capito presto che i diritti di Giorgia e i doveri della premier sono incompatibili. Le rinunce sono state tante ma penso che ne sia valsa la pena”.
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