Bufera nella maggioranza dopo le accuse del magistrato al ministro. Conte: totale fiducia 

 Nuova bufera nella maggioranza, questa volta sulla Giustizia. Il caso investe frontalmente il ministro Alfonso Bonafede, chiamato in ballo dal magistrato Nino Di Matteo per un episodio relativo al giugno 2018, subito prima che venisse nominato Francesco Basentini a capo del Dap. "Bonafede mi chiese se ero disponibile ad accettare il ruolo di capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria o, in alternativa, quello di direttore generale degli affari penali", è il racconto a 'Non è l'arena su La7 dell'ex pm antimafia di Palermo. Di Matteo a questo punto chiede 48 ore di tempo per dare una risposta, ma nel nuovo incontro ecco il colpo di scena: "Il ministro mi disse che ci aveva ripensato e nel frattempo avevano pensato di nominare Basentini". I risvolti sono delicati, perchè secondo il magistrato nel frattempo la polizia penitenziaria aveva registrato nelle carceri una reazione di forte contrarietà di importantissimi capi mafia alle indiscrezioni sulla sua nomina. "Se arriva questo abbiamo chiuso", "faremo ammuina", si legge in alcune incercettazioni riguardo l'attuale membro togato del Csm La reazione di Bonafede è immediata: "L'idea per cui io avrei ritrattato una proposta a Nino di Matteo non sta né in cielo né in terra", dice il ministro M5S. E in serata sui social rilancia: "L'idea trapelata nel vergognoso dibattito di oggi, secondo cui mi sarei lasciato condizionare dalle parole pronunciate in carcere da qualche boss mafioso è un'ipotesi tanto infamante quanto infondata e assurda", dice, aggiungendo di aver "sempre agito a viso aperto nella lotta alle mafie".

 Il caso da giudiziario diventa subito una bomba politica, con le opposizioni che chiedono in blocco un passo indietro del Guardasigilli. "È vero che non è stato messo alla guida del Dap perché sgradito ai mafiosi? In ogni caso, anche senza le parole di Di Matteo, Bonafede dovrebbe andarsene in fretta per i troppi scandali ed errori", attacca la Lega con un comunicato a firma di quattro parlamentari, mentre Fdi incalza: "Ci vuole altro per dimettersi e scomparire dalla faccia della terra? Bonafede, in un sussulto di dignità, dimettiti… non ti daremo tregua". Stessa linea per Fi, con il centrodestra compatto contro il titolare di Via Arenula.

 E il Pd? "Se un ministro dovesse dimettersi per i sospetti di un magistrato, si creerebbe un precedente gravissimo", è la difesa del vicesegretario Andrea Orlando, anche se i dem lanciano un appello all'alleato: Venga in Parlamento a riferire "invece di mostrarsi 'esterrefatto' e intimorito". A soffiare di sbieco sulla polemica ci pensa anche Italia Viva con Matteo Renzi: "Si tratta di un gravissimo scontro istituzionale. E' una clamorosa vicenda giudiziaria e mi aspetto parole chiare". Insomma una nuova grana per Il capo delegazione del M5S, già sotto gli attacchi dopo le rivolte nella carceri dei mesi scorsi e l'ultima polemica sui boss mafiosi fatti tornare a casa per l'emergenza coronavirus.
 

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