Il presidente De Filippi: "Affidate alla Guardia Costiera 127 persone. Poi la Prudence ha fatto rotta su Catania"

"Nessun divieto di entrare a Lampedusa. Un normale trasbordo dalla "Prudence" a due unità della Guardia Costiera (nella foto da Msf Sea, un momento del trasbordo). Come è accaduto tante altre volte e come, mi auguro, continui ad accadere per il miglior funzionamento dei salvataggi in mare". Loris De Filippi, presidente di Medici senza Frontiere è abbastanza stupefatto del clamore sorto intorno al mancato attracco della "Prudence" (la nave di Msf) con 127 migranti salvati al largo della Libia nel porto di Lampedusa: "E' stata una situazione normalissima. Come tante altre volte, siccome la "Prudence" è grossa e non entra facilmente a Lampedusa, d'accordo con la Guardia Costiera, è stato deciso il trasbordo al largo. Una volta che le persone sono salite a bordo delle unità della Gc, la Prudence ha fatto rotta verso il porto di Catania dove arriverà fra diverse ore".

In effetti, il divieto di rientrare con i migranti a Lampedusa suona abbastanza strano: sia per i motivi appena spiegati da De Filippi, sia perché, comunque, sotto il coordinamento e con la collaborazione della Guardia Costiera, è stata effettuata un'operazione (il trasbordo) che è una di quelle vietate dal Codice di condotta per le Ong che effettuano salvataggi in mare che, come è noto, Msf si è rifiutata di firmare: "Appunto – prosegue De Filippi – noi non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione su un supposto divieto di attracco per la Prudence a Lampedusa. D'accordo con la Guardia Costiera, abbiamo effettuato una normalissima operazione di trasbordo come tante altre volte. D'altra parte, se fosse davvero vietato il trasbordo, mi dovrebbero spiegare perché la Guardia Costiera continua a coordinarlo".

Insomma, dopo la mancata firma del codice da parte di Msf e di alcune Ong come Jugend Rattet (la cui nave Iuventa è stata sequestrata nell'ambito di un'inchiesta dell'anno scorso e non, quindi, per motivi legati al codice) la tensione rimane alta. Nelle acque del Mediterraneo circolano voci e timori e fatti normali diventano notizie. "Anche noi – dice De Filippi – preferiremmo maggiore tranquillità per poter continuare il nostro lavoro. E, finché qualcuno, la Procura di Trapani o il ministro Minniti non diranno qualcosa sul da farsi, noi andremmo avanti come abbiamo sempre fatto. Confortati anche dal fatto che tutto quello che succede in mare, per parte nostra, avviene sempre sotto il coordinamento della Guardia Costiera".

Quindi, andrete avanti? "Certo. La questione è molto semplice. Ci sono le leggi internazionali che regolano tutto quello che accade in mare. Noi le abbiamo sempre rispettate e le rispetteremo sempre. Poi c'è un Codice proposto dal governo italiano alle Ong che contiene due punti (su tredici) che noi non abbiamo accettato: le armi a bordo e il divieto di trasbordo. Quella delle armi a bordo è una nostra policy inderogabile alla quale non rinunceremo mai per motivi di indipendenza (siamo, appunto, una Ong, cioé "Non governativa") e di sicurezza. Il trasbordo, come dimostrano i fatti di questa notte, è una modalità organizzativa utile alla riuscita dei salvataggi. Ma il codice sta certamente al di sotto delle leggi internazionali. Quindi, vedremo come va a finire. Se ci costringeranno, piuttosto che arrivare allo scontro, smetteremo i salvataggi in mare".

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