di Maria Elena Ribezzo
Capri (Na), 17 ott. (LaPresse) – Il confronto tra governo e imprenditori sulla legge di stabilità sembra essersi trasformato in un incontro di scherma. La pedana è il palco della due giorni caprese organizzata, ieri e oggi, dai giovani di Confindustria.
“Non abbiamo solo tagliato le tasse. Abbiamo messo in campo riforme che aspettavamo da molto tempo. Siamo gli unici in Europa ad aver fatto due misure strutturali. Vedo fatti importanti che stanno producendo cambiamenti profondi nell’economia e che porteranno a effetti visibili. Se non si vuol vedere come stanno le cose si può anche farlo, ma io le cose le vedo”. La stilettata di Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia, è a Diego Della Valle, seduto in platea, che poco prima era intervenuto con un affondo durissimo al governo.
Nella legge ci sono solo “piccoli segnali” e “nessun grande progetto in grado di far ripartire il Paese”, per il patron di Tod’s. Insomma, siamo al limite della ‘campagna elettorale’: “Si fanno sette comunicati al giorno per dire che il Paese riparte e che siamo usciti da una situazione difficile. Noi siamo i primi ottimisti – ha ironizzato – non vediamo l’ora che questo accada, davvero. Ma di fatto non succede. Gli artigiani fanno ancora tanta fatica“.
E ancora, chiede l’imprenditore, “che biglietto da visita dell’Italia stiamo dando ai turisti che atterrano a Fiumicino e Malpensa? Abbiamo avuto l’Expo. Gli aeroporti bisognava rifarli ieri”.
Un Della Valle che sembra stare più dalla parte dei giovani che da quella dei senior di Confindustria. Il padrone di casa Marco Gay ieri l’ha detto chiaramente: la misura non basta. Il suo appunto era soprattutto per la scarsa attenzione al Mezzogiorno, al quale sono stati destinati 150 milioni su una finanziaria che vale 30 miliardi.
Su questo punto – ma solo su questo – si è timidamente ricreduto il presidente Giorgio Squinzi, che a caldo aveva approvato in pieno la misura, dicendo che “è il massimo che si potesse fare, sulla base di una spending review che è un po’ inferiore alle previsioni”. “Sul Sud – ha aggiunto oggi – anch’io mi aspettavo un po’ di più, ma vediamo, il giudizio è riservato”.
E, quasi a rimettere in riga il giovane: “Io e Marco Gay abbiamo differenze minime di visione sulla legge di stabilità. Non dimentichiamo che per alcuni punti accoglie sollecitazioni che noi stessi avevamo trasmetto al ministro”.
Per Squinzi, quella che ieri il ministro Angelino Alfano ha definito “una legge scritta con la mano destra” resta da difendere e da non modificare troppo: “Mi auguro che l’assalto alla diligenza che si svolge in Parlamento nelle due settimane che precedono la conversione non la cambi troppo”.
Altro punto debole della legge di stabilità, per i giovani industriali, è il taglio delle tasse sugli immobili e non sul costo del lavoro. L’abbattimento dell’Ires secondo la legge è infatti slittato al 2017: “Noi siamo convinti che la priorità sia abbassare le tasse sul lavoro e sulle aziende, da subito, dal 2016 – aveva detto ieri Gay nel suo discorso d’apertura – Il governo invece ha deciso di alleggerire quelle su 45mila ville e castelli”.
“Perché abbiamo iniziato dalla Tasi? – ha risposto oggi Padoan – Perché riguarda l’80% della popolazione italiana. Sono più di 3,5 miliardi: fanno la differenza. C’è un problema di fiducia in questo Paese, perché passiamo da una recessione che ci ci ha portato via il 10% di Pil. Quest’intervento migliora la fiducia e facilita la crescita della spesa”.
Sullo slittamento dell’Ires, secondo il ministro dell’Economia, la notizia è stata “capovolta a 180 gradi”, perché “Se ci saranno maggiori margini di risparmio fiscale, anticiperemo questo abbattimento della tassa. Dire che si sposta in avanti è stravolgere la realtà”. Questa volta, l’affondo era per la stampa.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata