Roma, 9 mag. (LaPresse) – Un secolo fa l’Italia entrava in guerra. Fu uno scontro sanguinoso che costò oltre 600 mila vittime al Paese. Il convegno ‘Italiani alla guerra. A cent’anni dalle radiose giornate di maggio’, organizzato oggi, a Torino, dalla Fondazione Carlo Donat-Cattin, nell’auditorium della sede di corso Inghilterra 7 della Città Metropolitana di Torino, in occasione di questo anniversario, ha messo a confronto diverse figure del panorama nazionale su temi riguardanti la situazione italiana negli anni compresi fra il 1914 e il 1917, con attenzione particolare al dibattito che precedette l’entrata nel conflitto dell’Italia e alla realtà piemontese. Ai lavori ha partecipato la ministra della Difesa, Roberta Pinotti. Ad introdurre il convegno è stato il Presidente della Fondazione Claudio Donat-Cattin. Al dibattito hanno partecipato il Sindaco di Torino Piero Fassino e il senatore Franco Marini, Presidente del comitato storico anniversari di interesse nazionale. Sono intervenuti esponenti politici, amministratori locali, storici e militari, che si sono confrontati sulle vicende che nella primavera del 1915 portarono all’ingresso dell’Italia nella prima Guerra Mondiale, al termine di un anno in cui neutralisti e interventisti si erano avversati e scontrati nelle piazze, anche aspramente. Il dibattito ha affrontato in particolare anche il ruolo del mondo cattolico nel dibattito dell’epoca sull’opzione interventista versus quella neutralista.

PINOTTI: GUERRA TEMA DIFFICILE PER CATTOLICI, LO FU ANCHE PER ME – “Bisogna trasmettere la memoria – ha detto la ministra Pinotti intervendo al convegno- non si può guardare avanti senza ricordare le radici”. “Per i cattolici è stato difficile gestire il tema della guerra, della morte, della violenza e dell’uso della forza partendo dalla propria cultura della fratellanza e del Vangelo”, ha evidenziato. “Anche oggi – ha sottolineato Pinotti – non è un tema semplice su cui ragionare. Anche per me da cattolica – io vengo dal mondo scout – è stato un travaglio all’inizio, quando ho iniziato la mia attività di parlamentare in Commissione Difesa”. “Quando si votava su temi invasivi – ricorda Pinotti – mi domandavo ‘sarà giusto’?. Perché acquistare cacciabombardieri che potranno uccidere? E’ stato difficile e in certe situazioni ero in conflitto: ‘Davvero dobbiamo investire così questi soldi?’, mi chiedevo”. “E a un certo punto – racconta sempre Pinotti – avevo perfino pensato di trasferirmi nella commissione Affari sociali”. Molto importante per la ministra della Difesa è stato l’incontro con Michelle Bachelet, allora ministra della Difesa in Cile. Roberta Pinotti la incontrò in commissione Difesa. “Al termine dell’incontro – racconta Pinotti – le chiesi se non le pesasse la contraddizione nel sostenere la spesa per i sistemi di sicurezza, proprio lei che era una donna di sinistra. Michelle Bachelet mi rispose così: ‘prima di fare il ministro della Difesa sono stata ministro della Sanità. E oggi chiedo soldi per la Difesa ancor più convinzione di quando li chiedevo per la salute: la difesa è uno dei principi fondanti dello Stato'”.


L’INTERVENTO DI FASSINO: DOVERE TRASMETTERE MEMORIA – Centrato sulla questione del ruolo della memoria è stato anche l’intervento del sindaco Fassino che ha aperto i lavori. “Abbiamo il dovere di trasmettere la memoria sia per rendere onore ai caduti sia per trasmettere conoscenza e piena consapevolezza ai giovani, sia come impegno morale e politico affinché pace, liberta e democrazia non siano messi in discussione e ci sia il rispetto dei principi di uguaglianza”, ha detto il primo cittadino di Torino. “La memoria storica – ha proseguito Fassino – serve a illuminare la contemporaneità. Da 70 anni viviamo in una società fondata sulla tolleranza e il rispetto della dignità umana e in una situazione di pace e ormai ci appare scontato sia cosi, ma non dappertutto questi valori sono riconosciuti. Viviamo in una società che riconosce alle persone regole di uguaglianza eppure ci sono state forme di revisionismo, negazionismo e antisemitismo. Riflettere su questi cento anni, trascorsi dalla prima guerra mondiale, ci deve portare a un impegno politico perché le tragedie del passato non abbiano a ripetersi”. “La prima guerra mondiale ha segnato la storia del nostro Paese: raccontarla è un dovere, in particolare alle giovani generazioni”, ha sottolineato Francesco Malgeri dell’Università La Sapienza di Roma che è intervenuto con la relazione intitolata ‘Tra neutralismo e interventismo. I cattolici italiani di fronte alla Grande Guerra’. Bartolo Gariglio dell’ Università di Torino ha parlato de ‘Il mondo cattolico torinese’, illustrando le posizioni delle autorità cattoliche all’interno del capoluogo piemontese. Del coinvolgimento militare del Piemonte ha parlato il generale Franco Cravarezza, già comandante della Regione militare Nord Ovest .

L’INTERPRETAZIONE DELLO STORICO TRANIELLO – “Inizio di una seconda guerra dei Trent’anni?” è il titolo della relazione presentata al convegno della Fondazione Donat Cattin dallo storico Francesco Traniello, dell’ Università di Torino. Traniello ha sottolineato il rilievo dei fattori ideologici della prima guerra mondiale: “le tesi contrapposte della ‘guerra di civiltà’, la demonizzazione del nemico’, il coinvolgimento delle Chiese e dei gruppi cristiani”. Nella sua relazione Traniello ha poi affrontato “la metamorfosi radicale dello sceario bellico nel biennio 1917-1918, l’intervento americano e il progetto wilsoniano di un nuovo ordine internazionale, la vanificazione delle ipotesi di pace ‘contrattata’ e ha parlato degli appelli di Benedetto XV, della trasformazione leninista della guerra in rivoluzione, e della rotta di Caporetto e delle sue conseguenze fino a Vittorio Veneto”. Lo storico dell’ateneo torinese si è poi concentrato sulla “legittimità e illegittimità storiografica dell’immagine della prima guerra mondiale come generatrice della seconda e della loro unificazione sotto la formula interpretativa della ‘guerra dei trent’anni'”.

LA FONDAZIONE DONAT-CATTIN – Il convegno è stato realizzato a cura della Fondazione Carlo Donat-Cattin, attiva nell’organizzazione di eventi storici – sociopolitici a livello nazionale, in collaborazione con il Polo del ‘900 e il patrocinio di Città metropolitana di Torino, Fondazione Crt, Regione Piemonte, Ministero della Difesa e Comitato storico-scientifico per gli anniversari di interesse nazionale.

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