Napoli, 22 lug. (LaPresse) – La guardia di finanza di Napoli ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’ex parlamentare Alfonso Papa e agli arresti domiciliari per il padre, Giovanni Papa. Per entrambi l’accusa è concussione per induzione ai danni degli imprenditori Angelo e Roberto Grillo, operanti nei servizi di pulizia e titolari di una società destinaria, all’epoca dei fatti, di ‘interdittiva antimafia’ per i rapporti tenuti con soggetti appartenenti o vicini al clan camorristico Belforte di Marcianise (Napoli). Quello che i baschi versi contestano ad Alfonso Papa è di aver indotto i due Grillo a cedere alle rischieste di denaro prospettando garanzie in qualità di parlamentare dell’allora Popolo della Libertà e membro della commissione giustizia della Camera e della commissione parlamentare Antimafia tra il 2009 e il 2010.

In particolare, agendo in concorso con il padre, che riscuoteva il denaro, garantiva protezione e intervento sul Consiglio di Stato presso cui pendeva il ricorso dei Grillo al Tar della Campania contro l’interdittiva antimafia, l’aggiudicazione di appalti per i servizi di pulizia per Trenitalia, per quelli gestiti dalla Consip, e per altri lavori pubblici tra cui quelli per il Porto di Cecina a Livorno. Come aggravante, il fatto di aver agito per agevolare il sodalizio camorrista della famiglia Belforte. A Papa è contestata anche l’induzione a rendere false dichiarazioni alle autorità giudiziarie, per aver promesso alla segretaria agevolazioni di vario tipo per il suo silenzio su particolari rilevanti all’indagine. La procura ha ritenuto inoltre Papa colpevole di peculato per l’indebit utilizzo dal 2002 al 2011 di un’auto della guardia di finanza con militari che fungevano da autisti. Assegnazione costata all’erario circa 350mila euro, risultata poi illegittima.

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