Sanaa (Yemen), 25 set. (LaPresse/AP) – A due giorni dal ritorno in patria, il presidente dello Yemen Ali Abdullah Saleh si è rivolto al popolo in un messaggio televisivo, il primo dal suo rientro. Nel suo discorso Saleh non ha promesso di dimettersi, ma ha detto di essersi impegnato in un accordo, elaborato dalle nazioni del Golfo, per una transizione pacifica. Il presidente è rientrato in Yemen venerdì dopo quasi quattro mesi di permanenza in Arabia Saudita dove si era recato per curarsi dalle ferite e dalle ustioni riportate nell’attacco armato al suo palazzo a Sanaa a inizio giugno.

“La crisi è grande. Lo dico a voi che cercate il potere, andiamo tutti alle urne”, ha detto, accennando anche alla possibilità di poter tornare nel regno saudita “per continuare le cure e recuperare nei prossimi mesi”. Gli oppositori, tuttavia, stentano a credere alla genuitià delle sue intenzioni e dell’apertura, e pensano che stia solo prendendo tempo.

In certi momenti l’appello alla popolazione è stato conciliatorio, ma il presidente ha anche attaccato gli avversari, accusandoli di avere legami con i terroristi. “Al-Qaeda – ha detto – è supportata da elementi fuori legge che sono contro la legittimità costituzionale. Forniscono (ai terroristi, ndr) informazioni, e sostegno militare e finanziario”. Poche ore prima della messa in onda del messaggio, le forze presidenziali hanno aperto il fuoco sui manifestanti nel centro di Sanaa, ferendo almeno 18 persone. Ieri gli attacchi sui manifestanti avevano invece provocato almeno 40 vittime.

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