Londra (Regno Unito), 29 giu. (LaPresse/AP) – “La legge sul diritto di asilo ha la precedenza su quella relativa all’estradizione, sia a livello internazionale che domestico, quindi non mi atterrò” al mandato di comparizione. Così Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, in un’intervista alla Bbc dopo aver ricevuto il mandato dalla polizia di Londra. Ieri sera le autorità britanniche avevano riferito di avere “consegnato un mandato di comparizione a un uomo di 40 anni, in base al quale questi deve presentarsi in una stazione di polizia in data e orario di nostra scelta. È la procedura standard nei casi di estradizione e il primo passo per l’avvio di questo processo”. Le autorità non hanno nominato esplicitamente Assange, ma hanno diffuso il comunicato quando è stato chiesto se il mandato fosse per il fondatore di WikiLeaks.

Nel tentativo di evitare l’estradizione in Svezia, Assange si è rifugiato all’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove si trova da nove giorni in attesa di una risposta dal governo del Paese sudamericano. Le autorità svedesi ne hanno chiesto l’estradizione per interrogarlo riguardo alle accuse di due donne per presunto stupro e abusi sessuali. Il 40enne nega ogni accusa, sostenendo che il caso sia politicamente motivato e abbia l’obiettivo di ottenere un’ulteriore estradizione negli Stati Uniti, dove è ricercato per la diffusione di migliaia di documenti segreti del dipartimento di Stato e della Difesa. Arrestato a Londra a dicembre 2010 su richiesta di Stoccolma, Assange ha trascorso gli ultimi 18 mesi agli arresti domiciliari, portando avanti una lunga battaglia legale contro l’estradizione in Svezia. Gli appelli legali nel Regno Unito sono però esauriti, ma fin quando resterà nell’ambasciata dell’Ecuador, la polizia britannica non potrà arrestarlo né quindi procedere all’estradizione.

Il governo di Quito non ha ancora comunicato una decisione, ma negli ultimi giorni il presidente Rafael Correa ha dichiarato che le autorità stanno considerando la richiesta di asilo. “Dovremo discutere con altri Paesi e chiedere quale sia la loro opinione, non vogliamo offendere nessuno, meno di tutti un Paese che rispettiamo come il Regno Unito”, aveva riferito la settimana scorsa, dando però voce all’ammirazione per il fondatore di WikiLeaks. “Assange – aveva infatti proseguito – vuole continuare a portare avanti la sua missione per la libertà di espressione senza limiti e per rivelare la verità in un luogo di pace dedicato a verità e giustizia”.

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