La candidata ha la polmonite e il suo stato di salute entra prepotentemente in campagna elettorale

Lo stato di salute della candidata democratica alla Casa Bianca Hillary Clinton è entrato prepotentemente nel dibattito elettorale. Da quando il medico di Clinton, Lisa Bardack, ha confermato ieri che l'ex segretaria di Stato ha la polmonite, in seguito a un malore durante le commemorazioni dell'11 settembre a Ground Zera, l'impatto mediatico è stato forte rafforzando la tesi dei Repubblicani che da tempo speculavano sulle condizioni di salute della rivale di Donald Trump.

E sui social media si è scatenato ogni sorta di scenario nel caso in cui Clinton dovesse ritirarsi dalla campagna. Sotto l'hashtag '#HillarysHealth', il giornalista David Shuster ipotizza che il Comitato Nazionale Democratico potrebbe tenere una riunione d'emergenza per prendere in considerazione la sostituzione della candidata.

Se Hillary si dovesse dimettere tornerebbero in gioco nomi: quello più accreditato, e più sostenuto dall'establishment di partito, è sicuramente il vice residente Joe Biden, che a lungo meditò se candidarsi per poi escluderlo dopo la morte del figlio Beaux. Papabili, ma meno credibili, il segretario di Stato John Kerry, che nel 2012 raccolse il testimone di Hillary dopo le dimissioni dal Dipartimento di Stato, anche in quel caso per motivi di salute, e l'attuale candidato alla vicepresidenza, Tim Kaine.

Tornerebbe in auge invece il senatore Bernie Sanders, che durante le primarie ha raccolto molti consensi soprattuto dall'ala più progressista e 'socialista' dell'elettorato democratico.
 

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