Il democratico a un passo dalla vittoria, il tycoon denuncia brogli

Donald Trump vuole portare l'America in tribunale. Onestamente, pur immaginando una battaglia fino all'ultimo voto, nessuno aveva osato pensare che le elezioni presidenziali si sarebbero spostate così in là da scivolare sul piano inclinato dell'incidente istituzionale. Il presidente uscente sente puzza di sconfitta e quindi di fregatura: lo ha detto pochi istanti dopo che lo sfidante, Joe Biden, aveva accarezzato (con prudenza) la vittoria da un palco montato in un parcheggio nel Delaware.

Un tweet al cianuro è stato l'urlo di rabbia della notte, a cui è seguita una conferenza stampa al vetriolo per annunciare il trionfo (ma con la faccia da funerale tipica di chi ha perso male) e, parallelamente, anche il ricorso alla Corte Suprema con annessa querelle legale. Il nodo, manco a dirlo, sono i voti inviati per posta. Ero in testa, ha sibilato Trump, e poi all'improvviso ci sono stati cambiamenti sospetti: molto strano… Insomma, brogli peggio che in una dittatura centrafricana. Addirittura molto peggio di ciò che successe vent'anni fa tra George Bush e Al Gore in Florida: allora c'era di mezzo uno Stato, stavolta ce ne sono quattro e possono capovolgere la situazione.

Il sistema democratico è in crisi, gli Stati Uniti adesso sono in preda all'instabilità. Ci vorranno giorni per determinare chi ha vinto e settimane per determinare legalmente chi c'è riuscito per davvero. Al momento, in una confusione imbarazzante per una delle nazioni più all'avanguardia del mondo, le certezze sono poche. Forse una, comunque non ancora beatificata con il crisma dell'ufficialità: il vecchio Joe ha sfilato l'Arizona al bilioso Donald. Per il resto gli stati dell'Ovest sono da copione colorati di azzurro democratico e quelli del Sud di rosso repubblicano. La vera battaglia la si combatte nel Midwest, proiezioni ribaltate ora dopo ora, i vantaggi di Trump che si assottigliano, i sorpassi di Biden che prendono corpo, i sospetti sbattuti sulla faccia degli americani.

Gli Stati Uniti sono alla paralisi in attesa che si diradino nebbie e veleni. Comunque vada, Trump ha compiuto un miracolo a rimettersi in corsa sovvertendo le previsioni della vigilia, anche se ha pagato la malagestione della pandemia. Forse, senza coronavirus, senza ironia sulle mascherine, senza liti con Anthony Fauci, avrebbe già rivinto. Così rischia di perdere contro un avversario sicuramente non aggressivo, appena il 'meno peggio' tra i democratici, un avversario che non è riuscito a scaldare gli afroamericani nemmeno sulla scia dell'omicidio di George Floyd. Rischia di perdere lo scanno alla Casa Bianca, The Donald, e la faccia in una sanguinosa battaglia legale.

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