Vertice teso a Bruxelles. Il governo italiano: ""Compromessi al ribasso non li accetteremo"

Il veto dell'Italia sulle conclusioni del Consiglio europeo non è un bluff. Un messaggio ripetuto più volte nel corso della prima giornata del difficilissimo vertice di Bruxelles e che si è concretizzato in serata nello stop all'adozione delle decisioni sulla prima parte della discussione. E' stallo: no al via libera al documento o a parti di esso senza la discussione sui migranti e soprattutto senza un'intesa su questo punto che soddisfi il governo gialloverde.

Insomma, o siamo d'accordo su tutto, o su niente. E dunque l'annunciata conferenza stampa dei presidenti del Consiglio Ue Donald Tusk e della commissione Ue Jean Claude Juncker, in cui si doveva relazionare sui punti affrontati dai leader nel pomeriggio, difesa, innovazione, lavoro, crescita e commercio, non c'è stata. Uno stallo che testimonia la voglia dell'Italia di fare sul serio, di tornare a casa con un risultato concreto, ovvero l'inserimento nel documento finale di alcuni punti considerati fondamentali. In primis la modifica del regolamento di DublinoConte, spiegano alcune fonti, difficilmente potrà accettare conclusioni che non affermino il principio che chi arriva in un Paese transfrontaliero dell'Unione europea arriva in Europa, che non ribadiscano la necessità di azioni e responsabilità congiunte degli Stati membri con riguardo agli sbarchi di migranti per effetto di operazioni di salvataggio, che non prevedano un cospicuo rifinanziamento del Fondo fiduciario per l'Africa e che non contemplino la necessità espressa di riformare il regolamento di Dublino nonché una rapida attuazione entro l'anno di questi nuovi principi.

Oggi l'obiettivo è l'accordo a 28 o salta tutto, sottolineano le stesse fonti. Il premier l'ha detto chiaramente, al suo arrivo al palazzo del Consiglio europeo: "Compromessi al ribasso non li accetteremo. Oggi toccheremo con mano se la solidarietà in Europa esiste o meno. Se dalle parole si vuole passare ai fatti. Capiremo se davvero l'Europa vuole gestire in maniera solidale il fenomeno migratorio". L'Italia, ha sottolineato, "la sua buona volontà l'ha sempre dimostrata" ma "se questa volta non dovessimo trovare disponibilità da parte degli altri Paesi europei, potremmo chiudere questo Consiglio senza approvare conclusioni condivise". Una posizione netta ribadita anche nel bilaterale avuto con Angela Merkel poco prima dell'inizio del vertice dei leader, e che è durato circa mezz'ora, mentre è saltato quello con il presidente Emmanuel Macron, chiesto dalla Francia ma annullato per mancanza di tempo.

Il messaggio che l'Italia vuole mandare è che non è disposta a tornare a casa senza un segnale chiaro da parte dell'Europa, tanto più che questo governo è giovane e vuole rientrare a Roma con un risultato netto. E 'se in passato qualcuno si è fatto convincere con qualche flessibilità, ora le nostre idee sono molto chiare', fanno sapere fonti del nostro Paese, come a dire che non si è disposti a cedere con la promessa di qualche zero virgola di margine sui conti pubblici.Né c'è disponibilità a discutere di secondary movements – tema carissimo a Merkel – senza che venga affrontato il pacchetto completo.

Si ragiona ora sulla creazione, oltre agli hotspot fuori dall'Ue, di centri di protezione all'interno dell'Ue ma su base volontaria. Questa modalità, viene spiegato, creerebbe un meccanismo per cui se paesi come Francia, Spagna, Grecia accettassero la realizzazione di centri sul proprio territorio ovviamente lo farebbe anche l'Italia mentre se al contrario nessuno accettasse  non lo farebbe neanche il nostro Paese. Hotspot che farebbero riferimento all'Ue, nell'Ue, e sarebbero dei punti di sbarco delle navi creando il meccanismo che l'Italia ha sempre portato avanti e cioè l'arrivo non sempre nel nostro territorio ma in paesi diversi di volta in volta.

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