Taipei (Taiwan), 24 mar. (LaPresse/AP) – Poliziotti armati di manganelli hanno sgomberato gli uffici del governo taiwanese a Taipei, invasi ieri da manifestanti che protestavano contro il trattato commerciale con la Cina. Le autorità fanno sapere che 58 dimostranti sono stati arrestati e 137 sono rimasti feriti, di cui 24 sono stati ricoverati. La repressione arriva cinque giorni dopo l’inizio delle manifestazioni, quando studenti avevano occupato la sede del Parlamento contro la decisione del partito al governo Kuomintang di non sottoporre il patto a revisione legislativa. Ieri il presidente Ma Ying-jeou aveva respinto la richiesta di rinunciare al trattato, firmato l’anno scorso da rappresentanti dei due Paesi, ma non ancora ratificato dal Parlamento taiwanese. Rifiutare l’accordo, ha dichiarato, minerebbe la credibilità di Taiwan e danneggerebbe la sua economia, sempre più legata ai mercati cinesi.

I leader studenteschi insistono che i rapporti troppo stretti con la Cina avranno un impatto negativo sulle libertà democratiche conquistate dai cittadini e apriranno la strada a un’eventuale annessione dell’isola da parte di Pechino. Cina e Taiwan si divisero a seguito di una guerra civile nel 1949 e Pechino ha cercato a lungo di riprendere il controllo del territorio, ricorrendo più volte alla forza militare.

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