Mogadiscio (Somalia), 18 giu. (LaPresse/AP) – Un’autobomba fatta detonare davanti a un ospedale gestito dal Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr) a Mogadiscio, capitale della Somalia, ha causato la morte di due persone. Un infermiere, Mohamed Omar, ha fatto sapere che nell’attacco sono rimaste ferite altre cinque persone. I morti sono un medico e un infermiere. L’ospedale, che ha 65 posti letto e si occupa di casi di emergenza, è rimasto aperto per la maggior parte del tempo negli ultimi vent’anni di guerra in Somalia ed è una delle strutture sanitarie più importanti di Mogadiscio. Per il momento non ci sono state rivendicazioni, ma simili attacchi sono compiuti di solito dai militanti di al-Shabab, che fino all’agosto del 2011 controllavano la maggior parte della capitale somala.

La bomba era nascosta nell’auto del medico ucciso, parcheggiata vicino all’ospedale Keysaney. L’ordigno è stato fatto detonare da remoto quando l’uomo ha lasciato la clinica dopo un turno notturno. L’ospedale è stato scosso da onde d’urto dopo lo scoppio e una paziente che aspettava un intervento è rimasta ferita da una scheggia, ha riferito l’infermiere Mohamed Omar. “È un attacco scioccante e una perdita terribile”, ha affermato l’uomo. Alcuni dei pazienti, ha raccontato, in preda al panico hanno rimosso dai propri corpi degli aghi per agopuntura e hanno cercato di fuggire, provocando un peggioramento delle proprie condizioni. “È stato un momento da far rizzare i capelli”, ha detto Ahmed Haji, uno dei pazienti. “Pensavo – ha aggiunto – che attentatori armati fossero entrati nell’ospedale per ucciderci”. “È triste, persino gli ospedali non sono immuni agli attacchi”, ha commentato Halimo Haji, familiare di un paziente.

La clinica, gestita dal Cicr e dalla Società somala di che non provocarono vittime. Secondo i dati del Cicr, nel 2011, durante i combattimenti più gravi nella capitale, al Keysaney furono curati quasi duemila pazienti con ferite di guerra. Complessivamente, da quando è stato aperto nel 1992, l’ospedale ha fornito cure mediche a quasi 30mila pazienti, fra cui molte donne e bambini, con ferite causate da armi.

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