Beirut (Libano), 13 apr. (LaPresse/AP) – Nella giornata del ritorno in patria di quattro giornalisti italiani rapiti il 4 aprile, si registrano ancora violenze in Siria, da dove arrivano notizie di vittime civili e torna lo spettro delle armi chimiche.

RAID IN PROVINCIA IDLIB. Secondo quanto riportano gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, almeno 20 persone sono morte in seguito un raid dell’esercito nella città di Saraqeb, nella provincia di Idlib. Quattro vittime apparterebbero alla stessa famiglia. Tre sarebbero i bambini rimasti uccisi. Il raid ha mandato in frantumi le vetrine dei negozi, ha provocato incendi, e causato una grande colonna di fumo nero. Video amatoriali pubblicati online mostrano il fumo e la gente a bordo di auto e moto portare via i feriti. Nei giorni scorsi, un rapporto di Human Rights Watch accusava il governo di aver commesso crimini di guerra conducendo attacchi aerei indiscriminati contro i civili, che hanno provocato la morte di almeno 4.300 persone dall’estate.

4 MORTI AD ALEPPO, SOSPETTO USO GAS. Altri quattro civili hanno perso la vita e 16 sono rimasti feriti dopo un raid nel quartiere di Sheikh Maqsoud, ad Aleppo. Secondo l’Osservatorio, i medici che si stanno occupando dei feriti riferiscono che molti mostrano sintomi di inalazione di gas tossici, come vomito e irritazione a naso e occhi. Le parti in conflitto si accusano l’una con l’altra di usare armi chimiche e nelle settimane passate il governo ha chiesto all’Onu di indagare su un sospetto attacco chimico condotto dai ribelli sul villaggio di Khan al-Assal, alle porte di Aleppo. Operazione per i cui i combattenti accusano però il governo stesso. Regno Unito e Francia hanno a loro volta chiesto alle Nazioni unite di indagare sul presunto uso di armi chimiche a Khan al-Assal e in un altro villaggio, Ataybah, il giorno 19 marzo, così come su un attacco simile a Homs il 23 dicembre.

ASSALTO CONTRO AVAMPOSTO RIBELLI: 21 VITTIME. Sempre oggi le truppe siriane hanno attaccato un posto di blocco ribelle, uccidendo almeno 21 combattenti, nei pressi della base militare di Wadi Deif alla periferia di Baboulein, nella provincia di Idlib. Secondo l’Osservatorio, che ha diffuso la notizia, molti ribelli sono rimasti feriti. Da mesi i combattenti armati di opposizione lottano nelle campagne di Idlib e in altre province settentrionali della Siria, anche se le truppe governative controllano ancora molte strutture militari. La battaglia per il controllo di Wadi Deif, che si trova appena a nord di Baboulein, sull’autostrada che collega Aleppo e Damasco, va avanti da tempo.

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