Ginevra (Svizzera), 17 giu. (LaPresse/AP) – “Una guerra regionale nel Medioriente è sempre più probabile”, visti i successi dei militanti sunniti dell’Isil in Iraq e in Siria. Questo l’allarme lanciato dalla commissione d’inchiesta delle Nazioni unite che indaga sui crimini di guerra commessi in Siria, in un nuovo rapporto presentato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite. “Il conflitto in Siria ha raggiunto un punto critico, minacciando l’intera regione”, ha detto il diplomatico brasiliano Paulo Sergio Pinheiro, a capo della commissione, in un intervento davanti ai 47 membri del Consiglio per i diritti umani a Ginevra. Le violenze, ha affermato, hanno raggiunto livelli senza precedenti, le persone commettono reati senza temere la punizione e “l’impunità è di casa” nel Paese in guerra. “I siriani – ha dichiarato Pinheiro – vivono in un mondo dove le decisioni se andare in moschea per pregare, al mercato per comprare cibo e se mandare i bambini a scuola sono diventate decisioni su vita e morte”.

Le violenze in Iraq, affermano i quattro membri della commissione nel rapporto, avranno anche “violente ripercussioni” in Siria e soprattutto porteranno all’aumento delle violenze settarie come “conseguenza diretta della dominanza dei gruppi estremisti”. I bambini, ha sottolineato la commissione, sono sempre a rischio e c’è stato un “notevole aumento del numero di attacchi a scuole funzionanti, il che ha portato alle uccisioni e mutilazioni di bambini”. La tendenza, ha affermato Pinheiro, potrebbe essere legata ai tentativi di entrambe le parti di esercitare un maggiore controllo sulle famiglie e sui combattenti.

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