Parigi (Francia), 29 ago. (LaPresse/AP) – La comunità internazionale prende tempo sulla Siria in attesa che termini la missione degli ispettori dell’Onu impegnati a capire se siano stati usati agenti chimici nell’attacco condotto la scorsa settimana vicino a Damasco. E mentre nell’area alcune potenze occidentali iniziano a concentrare i propri mezzi militari, sia il presidente Usa Barack Obama sia il collega francese François Hollande fanno un piccolo passo indietro sull’imminenza dell’intervento. Non Londra, secondo cui sarebbe legale intervenire in termini di diritto internazionale anche senza un mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Assad invece risponde e ribadisce, nel corso di una visita di una delegazione dello Yemen, che la Siria si “difenderà da qualsiasi attacco”. Intanto, questa sera un nuovo vertice dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza all’Onu si è concluso senza alcun progresso. E in tarda serata il Parlamento britannico ha inferto un duro colpo al governo del premier David Cameron, dicendo no al sostegno all’intervento militare.

NUOVA RIUNIONE ALL’ONU: NULLA DI FATTO. Si è concluso senza alcun segno di progressi l’incontro sulla situazione siriana dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu al Palazzo di vetro. Il vertice è finito dopo meno di un’ora, con gli ambasciatori di Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Usa che si sono allontanati velocemente senza fare commenti. È la seconda volta in due giorni che le cinque potenze si incontrano e interrompono i colloqui senza progressi. Ieri hanno discusso la proposta di risoluzione del Regno Unito, con cui autorizzare una azione militare in Siria in risposta al presunto attacco chimico del 21 agosto. La Russia continua a essere fermamente contraria. L’ambasciatore britannico, Mark Lyall Grant, scuro in volto, ha risposto “no comment” a chi gli ha chiesto commenti. Gli altri ambasciatori non hanno parlato ai giornalisti.

HOLLANDE: BISOGNA PUNTARE A SOLUZIONE POLITICA. Dopo essere detto pronto a “punire” chi ha usato armi chimiche, oggi il capo dell’Eliseo ha rallentato. “Tutto – ha detto incontrando il leader dell’opposizione siriana Ahmad al-Jarba – dev’essere fatto per raggiungere una soluzione politica, ma questo non avverà a meno che la Coalizione (nazionale siriana, ndr) non sia in grado di apparire come un’alternativa, con la forza necessaria e il suo esercito. Lo otterremo solo se la comunità internazionale sarà in grado di arrivare a uno stop di questa escalation di violenza, di cui il massacro chimico” è solo un esempio. La Francia, ha aggiunto Hollande, “offrirà tutto il suo aiuto. Il suo aiuto politico, il suo supporto, come ha fatto per mesi. Ma anche il suo aiuto umanitario e materiale”.

LONDRA, PARLAMENTO BOCCIA CAMERON: NO A INTERVENTO. Il Parlamento britannico si è schierato contro il governo del premier David Cameron, bocciando al voto la mozione favorevole a un possibile intervento militare in Siria. Tredici i voti per cui Cameron ha dovuto registrare la sconfitta, dura dopo che aveva fortemente sostenuto la volontà di appoggiare gli Usa nella eventuale azione militare contro il regime di Assad. Il voto di oggi non è vincolante, ma in pratica il no del Parlamento agli attacchi lega le mani a Cameron. In una tesa dichiarazione in Parlamento, questi ha detto che gli è chiaro che il popolo britannico non vuole vedere alcuna azione militare.

OBAMA: NULLA E’ STATO DECISO. Nella notte, in un’intervista trasmessa dalla Pbs, anche Obama ha fatto sapere che gli Usa stanno ancora valutando la situazione e una possibile risposta militare, sottolineando che nessuna decisione è stata presa. Tuttavia, il presidente ha ribadito che Washington è giunta alla conclusione che “il governo siriano” ha portato a termine l’attacco con armi chimiche. E se è così, ha detto il numero uno della Casa Bianca, “ci devono essere conseguenze internazionali” e la risposta sarà un “forte segnale” a Bashar Assad. L’uso di armi chimiche, ha proseguito, non solo viola le leggi internazionali, ma minaccia “il cuore stesso dell’America” e gli Usa devono “garantire che quando i Paesi infrangono le norme internazionali su armi come quelle chimiche che possono minacciarci, allora sono da ritenere responsabili”.

ESERCITO PARIGI PRONTO. Intanto però, nonostante l’attesa, tutto sempre prepararsi all’eventualità dell’attacco. L’esercito francese, ha fatto sapere il portavoce del ministero della Difesa di Parigi Pierre Bayle, è pronto a “rispondere alle istruzioni” del presidente Hollande se “prenderà la decisione di impegnare le forze francesi” in Siria. Questa mattina dal sud della Francia è partita un frageta, proprio diretta verso la Siria. Nel mar Arabico è arrivata la portaerei Uss Harry S Truman, che avrebbe dovuto sostituire la Uss Nimitz. Ma la marina Usa ha ordinato a quest’ultima di rimanere nell’area per ora. Infine, sei Typhoon sono stati dispiegati dalle forze armate britanniche sulla base di Akrotiri a Cipro. Si tratta, ha spiegato il ministro della Difesa di Londra, di una “misura di precauzione”, volta a “proteggere gli interessi” britannici e a difendere le basi aeree del Regno Unito in un momento in cui si sono intensificate le tensioni in tutta la regione. Il primo ministro David Cameron, specifica la nota, “ha reso chiaro che nessuna decisione è stata presa sulla risposta del Regno Unito alla situazione in Siria” e ci sarà un voto parlamentare “prima di ogni coinvolgimento militare diretto”.

REGNO UNITO: AZIONE LEGALE ANCHE SENZA ONU. Intanto nel primo pomeriggio, poco prima dell’inizio del dibattito in Parlamento, l’ufficio di Cameron ha pubblicato due documenti sulla vicenda. In uno si afferma che l’eventuale azione armata di Londra rispetterebbe la legge internazionale, sotto la dottrina umanitaria, anche senza il via libera dell’Onu. Nell’altro, a firma della commissione congiunta di intelligence, si sostiene che è “molto probabile” che a usare le armi chimiche sia stato il governo siriano e non i ribelli. A poche ore dal voto, intanto, i laburisti fanno sapere di non essere per nulla convinti dell’ipotesi di intervento senza il via libera dell’Onu.

ISPETTORI SABATO LASCERANNO DAMASCO. È partita intanto oggi una nuova visita sulle aree del presunto raid da parte della squadra di esperti Onu che si trova in Siria, dopo quelle condotte lunedì e ieri. E da Vienna il segretario generale Ban Ki-moon ha chiarito che la missione del gruppo terminerà domani e che gli ispettori lasceranno la Siria sabato. Dopo di che, prima possibile, lo aggiorneranno sui risultati. “Esprimo il mio sincero desiderio sul fatto che a questa squadra di indagine sia permesso di continuare il proprio lavoro”, ha detto il numero uno dell’Onu che oggi si trova a Vienna.

IRAN E RUSSIA: OGNI SFORZO PER EVITARE ATTACCO. Ieri sera si erano confrontati sulla difficile situazione anche il presidente dell’Iran Hasan Rohani e quello russo Vladimir Putin. Un intervento militare in Siria, ha detto Rohani dopo la telefonata, “avrebbe grandi costi per la regione” ed “è necessario mettere in atto tutti gli sforzi per prevenirlo”. Teheran e Mosca, ha quindi aggiunto, lavoreranno insieme per impedire ogni azione militare contro la Siria, che sarebbe una “aperta violazione” delle leggi internazionali. “Ogni giudizio affrettato – ha proseguito Rohani – può essere pericoloso, prima di una chiarificazione” sull’uso di armi chimiche.

IL RAID CON ARMI CHIMICHE. La situazione in Siria è diventata sempre più tesa da mercoledì della scorsa settimana, quando gli attivisti dell’opposizione hanno accusato l’esercito di avere compiuto un attacco con gas tossico a Ghouta, sobborgo a est di Damasco, e hanno fornito bilanci di vittime che oscillano fra 322 morti e 1.300 morti. Anche il bilancio più basso indicherebbe comunque l’attacco chimico con più vittime nei due anni e mezzo di guerra civile. Damasco nega di avere usato armi chimiche, definendo le accuse “assolutamente prive di fondamento”.

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