Damasco (Siria), 8 apr. (LaPresse/Xinhua) – Un’operazione militare nel campo profughi palestinese di Yarmouk, a Damasco, è diventata “un dovere” dopo l’infiltrazione di militanti dello Stato islamico nel distretto. Lo ha detto il ministro siriano per la Riconciliazione nazionale, Ali Haidar, dopo aver incontrato Ahmad Majdalani, un inviato del presidente palestinese Mahmoud Abbas. “La soluzione militare – ha detto Haidar – non è la scelta del governo siriano, ma delle persone che hanno fatto irruzione nel campo e hanno distrutto ogni sforzo che stavamo facendo per arrivare a una riconciliazione nazionale, che era così vicina. In ogni caso, l’operazione militare è già iniziata e ci sono progressi da parte dell’esercito e dei gruppi che combattono al suo fianco”.

La riconciliazione con i gruppi dell’opposizione nel campo, ha affermato il ministro, non è più una priorità dopo che estremisti dell’Isis sono arrivati nella zona. La priorità, ha spiegato, è espellere i terroristi e rimuovere le armi da Yarmouk. Negli ultimi due anni il campo era controllato da Aknaf Bait al-Maqdis, un gruppo militante palestinese schierato con l’opposizione contro il governo del presidente siriano Bashar Assad. Secondo fonti ufficiali, l’inviato di Abbas è arrivato a Damasco per chiedere alle autorità siriane di intervenire nel campo. Lo stesso Majdalani ha detto che il principale argomento dei colloqui riguardava la sovranità siriana nel campo di Yarmouk in quanto parte del territorio della Siria. L’inviato ha sottolineato anche “la responsabilità del governo siriano verso il campo e verso i suoi cittadini, sia siriani che palestinesi”.

“L’Autorità nazionale palestinese – ha affermato – appoggerà tutte le decisioni prese dal governo siriano”. La conquista del campo da parte dello Stato islamico e del Fronte Nusra, ha dichiarato Majdalani, ha creato “una nuova realtà politica” a Yarmouk e “alla luce della situazione attuale” sarebbe difficile, almeno a breve termine, parlare di una soluzione politica alla questione del campo”.

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