Di Chiara Battaglia

Tunisi (Tunisia), 21 dic. (LaPresse) – A quattro anni dalla Rivoluzione dei gelsomini che ha portato alla cacciata di Zine el-Abidine Ben Ali dopo 23 anni al potere, oggi 21 dicembre i tunisini votano per eleggere un nuovo presidente. Si tratta del ballottaggio e a sfidarsi sono il leader di Nidaa Tounes, Beji Caid Essebsi, e il presidente uscente Moncef Marzouki. Sono infatti loro due ad avere ottenuto il maggior numero di voti fra i 27 candidati che si erano presentati al primo turno, che si è svolto lo scorso 23 novembre. Sono le prime elezioni presidenziali a suffragio diretto dalla rivoluzione: nel 2011 l’attuale presidente Moncef Marzouki fu eletto a suffragio indiretto dall’Assemblea costituente. Questa tornata elettorale giunge dopo le legislative dello scorso 26 ottobre, in cui ha vinto il partito laico Nidaa Tounes, seguito da quello islamico Ennahda. A pesare sull’esito saranno le alleanze, tacite o dichiarate, che si sono profilate da novembre a ora, intrecciandosi inevitabilmente con le discussioni per la nascita del nuovo governo, che dovrà essere formato dopo le presidenziali.

QUANDO SI VOTA. In Tunisia si va alle urne, 21 dicembre, dalle 8 alle 18, mentre per i residenti all’estero il voto era stato fissato dal 19 al 21 dicembre, quindi è già cominciato venerdì. Inizialmente il ballottaggio era previsto per il 28 dicembre, ma è stato successivamente anticipato, appunto al 21.

I CANDIDATI ALLE PRESIDENZIALI E LE ALLEANZE PER IL BALLOTTAGGIO. Il mandato presidenziale dura cinque anni. A contendersi la presidenza della Repubblica sono: Béji Caid Essebsi, 88 anni, ex premier e candidato unico del partito centrista Nidaa Tounes che ha vinto alle legislative, nonché ex ministro sotto Habib Bourguiba e presidente del Parlamento sotto Ben Ali; e Moncef Marzouki, presidente uscente del partito Cpr, partito che è stato al governo dopo la rivoluzione con la cosiddetta Troika, composta da Ennahda, Cpr ed Ettakatol. Il partito islamico Ennahda non ha presentato alcun nome, lasciando libertà di scelta al suo elettorato, ma è probabile che la maggior parte dei sostenitori voti per Marzouki. Ad appoggiare Essebsi, invece, c’è sicuramente l’Unione patriottica libera (Upl) dell’ex candidato alle presidenziali Slim Riahi, da alcuni ribattezzato il Berlusconi tunisino. Grande incognita cosa farà l’elettorato del Fronte popolare dei due politici assassinati nel 2013, Chokri Belaid e Mohamed Brahmi: il suo leader, Hamma Hammami, è arrivato terzo alle presidenziali con circa l’8% dei voti, quindi può giocare un grande peso. La linea del Fronte per il ballottaggio è quella di non votare per Marzouki: dunque in teoria o si vota per Essebsi o si vota scheda bianca.

CAMPAGNA ELETTORALE FEROCE: ECCO DI COSA SI ACCUSANO I CANDIDATI. Ieri è scattato il silenzio elettorale. La campagna elettorale è stata molto feroce, con costanti accuse lanciate da un candidato all’altro. È mancato, invece, un confronto diretto fra Essebsi e Marzouki.

Molti elettori andranno probabilmente a votare non per un candidato, ma contro un altro. Marzouki e i suoi sostenitori si propongono come portatori dei valori della rivoluzione e accusano Essebsi di rappresentare il vecchio regime, dal momento che ha ricoperto incarichi sotto Bourguiba e Ben Ali, e di essere troppo anziano con i suoi 88 anni per guidare un Paese in cui la Rivoluzione dei gelsomini l’hanno fatta soprattutto i giovani. Essebsi, dal canto suo, accusa Marzouki di essere sostenuto dagli islamisti, ricordando che il Cpr di Marzouki è stato al governo con il partito islamico Ennahda.

SULLO SFONDO GLI ACCORDI PER IL NUOVO GOVERNO. L’appoggio dei partiti a Essebsi o Marzouki si intreccia con il dibattito ancora in corso per la formazione del nuovo governo, che è in programma dopo le presidenziali. Dalle elezioni parlamentari di ottobre è risultato primo partito Nidaa Tounes di Essebsi con 86 seggi, seguito da Ennahda con 69 seggi. Ma Nidaa Tounes aveva sempre detto che non avrebbe voluto nessuna alleanza con Ennahda, rispetto al quale si era presentato piuttosto come alternativa. Ennahda al contrario si era detto aperto a governare con altri, anche con Nidaa Tounes. Tuttavia i numeri in Parlamento sono fondamentali, dunque al di là dei proclami l’alleanza Nidaa-Ennahda non è del tutto da escludere. Un’alternativa sarebbe un governo guidato dal partito vincitore Nidaa Tounes, ma in alleanza con partiti più piccoli: per esempio terzo partito è risultato l’Upl di Riahi e quarto il Fronte popolare di Hammami. L’appoggio di Hammami a Essebsi alle presidenziali non è stato esplicito e immediato, nonostante invece l’aperta contrapposizione a Marzouki: è probabile che il Fronte cercasse rassicurazioni sulle intenzioni di Nidaa Tounes con Ennahda a proposito del governo.

LA GEOGRAFIA DEL VOTO. Il sostegno ai due candidati ha anche una suddivisione geografica. Il ricco nord e le regioni costiere appoggiano Essebsi, che è originario di Sidi Bou Said, cioè della zona costiera da cui tradizionalmente proviene la classe politica. Il sud relativamente impoverito e le zone interne appoggiano invece Marzouki e la sua proposta di cambiamento.

CHI VOTA. Possono votare i cittadini che si sono iscritti in tempo alle liste elettorali. L’iscrizione era unica per le legislative e le presidenziali, dunque risultano registrati tendenzialmente gli stessi elettori che lo risultavano per il 26 ottobre, salvo alcune modifiche ai registri che sono state fatte a seguito dei problemi registrati dai votanti all’estero. Gli iscritti al voto sono in totale oltre 5,2 milioni, di cui 300mila residenti all’estero, su un corpo elettorale stimato fra 7 e 8 milioni di tunisini (la popolazione totale è invece di 10,7 milioni di persone). Secondo l’Isie (Instance supérieure indépendante pour les élections), cioè l’organismo indipendente incaricato di organizzare le elezioni, si tratta di un numero “soddisfacente viste le circostanze sociali, economiche, politiche e di sicurezza in cui si sono svolte le operazioni di iscrizione”. Il riferimento è probabilmente anche al fatto che il periodo di iscrizione è coinciso con il mese di Ramadan e con le vacanze estive.

IL VOTO ALL’ESTERO. Alle legislative di ottobre erano stati registrati diversi problemi per chi votava all’estero, dove si votava dal 24 al 26 ottobre, e anche in Italia. Molti elettori, pur essendosi iscritti regolarmente, non hanno trovato il loro nome sui registri di voto oppure si sono ritrovati registrati in seggi diversi da quelli nei quali si erano iscritti, con il risultato che molti non hanno potuto votare. A seguito delle segnalazioni da parte degli osservatori dei seggi, dal 2 all’8 novembre in via eccezionale l’Isie, in vista delle presidenziali, ha dato la possibilità ai residenti all’estero di richiedere il cambio del proprio seggio di voto o, per chi non avesse proprio trovato il suo nominativo nei registri, di dimostrare la regolarità della propria iscrizione al voto. Le domande presentate all’Isie sono state circa 8mila, ma solo 846 di queste sono state accettate. In Italia i cittadini registrati per votare alle legislative erano 54.478, in calo rispetto ai 63.581 iscritti delle elezioni del 2011; adesso, a seguito delle modifiche consentite dall’Isie, risultano registrati per votare 60.325 tunisini.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata