Bruxelles (Belgio), 18 mag. (LaPresse) – L’Unione europea ha dato il via libera alla missione navale contro il traffico di esseri umani nel Mediterraneo. Lo ha annunciato via Twitter e in conferenza stampa da Bruxelles Federica Mogherini, Alta rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, al termine del consiglio dei ministri della Difesa e degli Esteri comunitari. “Speriamo – ha sottolineato la numero uno della diplomazia europea – che questa operazione possa essere lanciata ufficialmente e formalmente già a giugno”.

Il quartier generale della missione sarà a Roma, sotto il comando dell’ammiraglio italiano Enrico Credendino. La nota diffusa al termine del consiglio specifica inoltre che l’operazione avrà un costo stimato di 11,82 milioni di euro per una fase iniziale di due mesi, più un mandato di 12 mesi.

Rispondendo alle domande dei giornalisti, Mogherini ha sottolineato che “il punto fondamentale non è la distruzione dei barconi”, “ma lo smantellamento del modello di business dei trafficanti”. L’obiettivo, ha aggiunto, “è rendere impossibile per le organizzazioni criminali riutilizzare il denaro con cui si arricchiscono e fanno morire le persone”, ossia “rendere non utilizzabili gli strumenti di morte”.

La missione navale prevede quattro fasi: una prima che riguarda la condivisione di informazioni di intelligence che, secondo Mogherini, “di per sé è già un elemento di deterrenza”; una seconda fase di “blocco e ispezione dei barconi”; una terza mirata a “rendere non utilizzabili” i barconi stessi. L’ultima fase, si legge nel documento finale pubblicato dopo il consiglio, implica l’assunzione di “tutte le misure necessarie” contro le imbarcazioni, come renderle “non operative” nel territorio dello Stato costiero interessato, d’accordo con una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu o con il consenso del determinato Paese. Resta infatti proprio questo uno dei punti delicati. Se la prima fase non necessita alcun via libera extra Europa, le altre prevedono che si possa agire solo con il consenso del Paese costiero interessato o con l’ok del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Essendo la situazione politica della Libia molto difficile ormai da mesi, nonostante la mediazione dell’inviato speciale Onu Bernardino Leon, Mogherini era volata la scorsa settimana a New York, per cercare appoggio alla risoluzione presentata da diversi Paesi europei sotto il Capitolo 7 della Carta dell’Onu, che consente l’uso della forza per ripristinare la pace e la sicurezza a livello internazionale.

Altro nodo da risolvere resta quello delle quote di accoglienza dei singoli Stati nei confronti dei richiedenti asilo. Questione su cui oggi sono pesate soprattutto le parole del ministro degli Esteri spagnolo José Manuel García-Margallo che si è detto in disaccordo con i criteri individuati dall’Ue, a suo avviso ingiusti. Se Mogherini ha sottolineato che il tema riguarda più che altro i ministri degli Interni, questa mattina il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni aveva dichiarato che “sarebbe molto amaro” constatare che l’iniziativa di rendere quello degli sbarchi un “problema europeo” facesse un passo indietro. “L’Europa – ha aggiunto – non farebbe una figura all’altezza” perché “agli impegni presi dobbiamo far corrispondere i fatti”. Il titolare della Farnesina ha quindi aggiunto che il sistema delle quote per la redistribuzione dei migranti nei Paesi Ue “pur non essendo risolutiva, ha un significato politico e perfino culturale, perché dice che di quel problema ci si fa carico insieme, almeno per una quota”.

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