Londra (Regno Unito), 19 mar. (LaPresse/AP) – Il Centro di eccellenza per la cyberdifesa cooperativa (CCDCOE), un dipartimento della Nato che si occupa di difesa informatica, ha realizzato un manuale contenente le regole da rispettare nel caso di una cyber-guerra. Il volume verrà pubblicato nei prossimi giorni e applica i principi delle leggi internazionali al mondo dei conflitti elettronici, nel tentativo di dimostrare come ospedali, civili e nazioni neutrali possano essere protetti in un conflitto dell’era dell’informazione. “Tutti vedevano internet come il far west”, ha detto il professor Michael Schmidt, docente universitario di guerre navali e redattore del manuale, nel corso di un’intervista. “Ciò che viene spesso dimenticato è però che le leggi internazionali si applicano alle armi informatiche tanto quanto a quelle convenzionali”, ha aggiunto. Il manuale Tallinn, che prende il proprio nome dalla città in cui è stato realizzato e ha sede il CCDCOE, prende le attuali regole utilizzate in guerra – come la convenzione di Ginevra del 1949 – e le applica a internet, in alcuni casi in modo creativo e inaspettato.

Il perno su cui ruota il manuale è l’assunto che la guerra non smette di essere tale solo perché si svolge online. Penetrare nei controlli di una diga per aprirne le chiuse sommergendo una vallata può avere lo stesso effetto di attaccare la struttura con esplosivi, affermano gli autori del manuale. Dal punto di vista legale, inoltre, un attacco informatico che causa un incendio in una caserma non è in alcun modo diverso da un attacco in cui sono usati colpi incendiari. La guerra informatica può portare a crimini di guerra informatici, avverte inoltre il manuale. Aggredire le reti di un Paese neutrale è infatti proibito nella stessa misura in cui a eserciti ostili non è permesso marciare sul territorio di un Paese non schierato. Oscurare le reti internet in una zona occupata in segno di rappresaglia contro un attacco informatico ribelle potrebbe inoltre entrare in conflitto con i divieti internazionali sulle punizioni collettive. Marco Roscini, docente di diritto internazionale all’università di Westminster a Londra, ha giudicato il manuale affermando che è ben scritto ed è esauriente e ha previsto che in futuro avrà un ruolo molto importante. “Sono sicuro che avrà una grande influenza” sui futuri casi di guerra online che verranno affrontati dagli avvocati militari, ha detto Roscini.

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