New York (New York, Usa), 29 set. (LaPresse/Reuters) – “Nessuno può respingere la chiamata di Putin per un’alleanza contro il terrorismo, ma dobbiamo affrontare la causa” alla radice dello Stato islamico, e “crediamo fortemente che il regime siriano, sotto il nome di Bashar Assad, sia la vera causa“. Lo ha detto il ministro degli Esteri del Qatar, Khaled al-Attiyah, in una intervista a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni unite. Il Qatar è tra i Paesi arabi sunniti che si sono uniti o hanno appoggiato i raid aerei guidati dagli Usa contro il gruppo estremista islamico in Siria, ma ha messo in dubbio la carenza di azioni da parte delle potenze occidentali contro il regime di Assad.

Il Qatar è a lungo stato accusato di usare la sua ricchezza legata a petrolio e gas per sostenere i militanti islamici nella regione, inclusi gruppi in Siria. “Non possiamo dire ‘Bravo, sei il nostro alleato nella lotto contro i terroristi che tu stesso hai creato o attirato'”, ha dichiarato al-Attiyah. Chi combatte Assad sul terreno deve ricevere mezzi più sofisticati per proteggersi dall’esercito governativo, ha aggiunto: “Solo così Bashar capirà di aver bisogno di sedersi a un tavolo per ottenere questa soluzione politica che prevede lui se ne vada”.

Il ministro ha anche messo in dubbio l’addestramento dei ribelli per contrastare i jihadisti dello Stato islamico: “Non abbiamo affrontato la radice della causa. Non si può solo prendere gente siriana e costringerla ad andare a combattere lo Stato islamico. La causa non è lo Stato islamico, la causa è il regime. Combatteranno lo Stato islamico, ma devono combattere prima il regime che ha creato lo Stato islamico”.

Ha aggiunto di ritenere sia tempo per i Paesi del Golfo arabo e per l’Iran di tenere “un dialogo serio” e discutere tutte le questioni per la normalizzazione delle relazioni. Ha affermato che un dialogo normale sia vitale, dopo che Teheran ha “esasperato” il suo criticismo verso l’Arabia Saudita in relazione alla strage vicino alla Mecca durante il pellegrinaggio dell’hajj. “Dobbiamo avere un serio dialogo con gli iraniani. Siamo vicini e non possiamo cambiare la geografia”, ha affermato.

Fonte Reuters – Traduzione LaPresse

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