dal nostro inviato Fabio De Ponte

Parigi (Francia), 26 nov. (LaPresse) – Cerca una difficile normalità Parigi, combattuta tra gli allarmi e la volontà di non cedere alla paura. E’ aperta la discoteca di Porte Maillot, dove dalle vetrine fanno sfoggio di non curanza i giovani che ballano. Sono aperte le brasserie e i parigini sfidano il freddo, oltre che la paura, bevendo una birra sui tavolini all’aperto. Non si rassegna a restare in garage nemmeno il disco bus, un enorme pullman nero a caratteri dorati, sul quale sono montati amplificazione, piatti da dj, e tutto l’occorrente per i cocktail. Si balla aggrappati agli appositi sostegni tra una frenata e l’altra.

In metropolitana, all’apparenza, nessuno sembra fare caso a chi entra dalle porte dei vagoni. Un gruppo di giovani, chitarra, basso e amplificazione, suona tra una fermata e l’altra. Ma a ricordare lo stato di guerra annunciato dal presidente François Hollande ci pensano i militari: a place de la Concorde sono in nove, in mimetica e basco scuro, il casco appeso al giubbotto antiproiettile, lo zaino sulla schiena. Impugnano un fucile d’assalto appoggiati al muro, si dispongono a un paio di metri l’uno dall’altro. Strillano a una donna che vuole immortalarli che non sono permesse fotografie. L’aria stanca, lo sguardo perso nel vuoto, qualche occhiata ai cestini.

E anche se in tv, un canale su due la sera dedica la programmazione al terrorismo e alla situazione in Siria – qualcuno con accenti da accerchiamento, come France 2, che titola “Una coalizione anti-Isis senza nessuno?” – i più preoccupati in giro sembrano i turisti. In aeroporto, appena il tempo di sbarcare, lungo il serpente che porta al controllo passaporti, qualcuno chiama gli agenti. C’è un bagaglio abbandonato. Arriva un poliziotto. Si avvicina frettolosamente una giovane. Lo aveva appoggiato oltre il nastro per recuperarlo una volta fatto il giro, evitando così di doverne trascinare il peso lungo tutto il percorso. Si esorcizza la paura con una risata.

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