Islamabad (Pakistan), 24 dic. (LaPresse/AP) – Il primo ministro del Pakistan Nawaz Sharif, parlando in un discorso alla nazione trasmesso in televisione dopo un incontro maratona con tutti i partiti politici e l’esercito, ha annunciato che verranno istituiti dei tribunali militari speciali per i processi per terrorismo. L’annuncio giunge a una settimana dal massacro compiuto dai talebani pakistani nella scuola di Peshawar lo scorso 16 dicembre, in cui furono uccise 149 persone. “L’attacco di Peshawar ha scioccato la nazione. Non lasceremo che il sangue dei nostri figli se ne vada invano”, ha detto Sharif.

Le Corti militari sono la più controversa delle 25 misure annunciate da Sharif, che ha dato però pochi dettagli su come i tribunali funzioneranno limitandosi a spiegare che saranno attivi nei prossimi due anni e che sarà necessario applicare dei cambiamenti alle leggi attuali. Tra le questioni menzionate da Sharif nel suo discorso ci sono la necessità di tagliare i fondi ai terroristi, quella di impedire ai gruppi militanti di cambiare nome in modo da operare liberamente e di non lasciare che i media glorifichino i militanti facendosi megafono delle loro dichiarazioni.

Tra le misure discusse dal governo sull’onda dell’attacco di Peshawar c’era l’ipotesi di rendere più facile arrestare e perseguire i sospetti terroristi, che attualmente raramente vengono condannati in Pakistan a causa di indagini di scarsa qualità e intimidazioni fatte a testimoni e giudici. In aula i casi possono trascinarsi per mesi o anni senza soluzione, quindi i tribunali militari vengono visti come un modo di velocizzare il sistema. Ma l’istituzione di queste Corti solleva anche dubbi sul se ci saranno supervisione civile e accesso dei media sufficienti e in che misura saranno rispettati i diritti dei sospettati. Da quando è avvenuto l’attacco alla scuola di Peshawar il governo pakistano sta facendo molto per mostrare il suo impegno contro i talebani. L’esercito ha intensificato le operazioni in aree tribali e il governo ha ripristinato la pena di morte (sono già state compiute sei esecuzioni).

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