Oslo (Norvegia), 6 feb. (LaPresse/AP) – Una medaglia d’onore. E’ quello che ha detto di meritarsi Anders Behring Breivik, reo confesso del massacro dello scorso 22 luglio in Norvegia che ha provocato 77 vittime, comparso oggi alla Corte distrettuale di Oslo per l’ultima udienza prima dell’inizio del processo. Il 32enne ha chiesto di essere rilasciato immediatamente. Il giudice Wenche Gjelsten ha però deciso che dovrà restare in carcere fino all’inizio del procedimento, fissato per il 16 aprile.

Se sarà condannato per terrorismo, Breivik rischia 21 anni di carcere, ma potrebbe essere trasferito in un centro psichiatrico se sarà confermata la prima valutazione degli esperti, secondo cui al momento della strage non era capace di intendere e di volere. Attualmente è in corso una seconda perizia, ma l’autore del massacro si sta rifiutando di collaborare con gli psichiatri. L’avvocato di Breivik, Geir Lippestad, ha detto che i commenti di oggi del suo assistito anticipano quelli che rilascerà durante il procedimento. “È una preparazione per il processo – ha spiegato il legale – gran parte di questo caso si concentrerà sulla sua personalità”.

Entrato alla Corte, Breivik ha sorriso mostrando le braccia ammanettate, un gesto descritto da Lippestad come “una specie di saluto degli estremisti di destra”. L’autore della peggiore strage mai vista in Norvegia ha poi iniziato a leggere il contenuto di un bigliettino, tirato fuori dalla tasca. L’attacco di luglio, ha spiegato, voleva colpire “i traditori” che appoggiano l’immigrazione e promuovono “la colonizzazione islamica della Norvegia”.

Come già avvenuto nelle udienze precedenti, Breivik ha ammesso di aver fatto detonare la bomba fuori dalla sede del governo laburista a Oslo e di aver aperto il fuoco al campo giovanile di attivisti di sinistra sull’isola di Utoya, ma ancora una volta ha respinto ogni responsabilità penale. Le circa cento persone presenti in tribunale, tra cui sopravvissuti al massacro e parenti delle vittime, hanno ascoltato increduli l’omicida mentre chiedeva di essere rilasciato e diceva al giudice di meritare una medaglia d’onore militare.

“Non è giusto che sia riuscito a dire quello che ha detto, mi ha fatto infuriare”, ha commentato Amel Baltic, 16 anni, che lo scorso 22 luglio era sull’isola di Utoya al momento dell’attacco. Molti sopravvissuti alla strage hanno espresso preoccupazioni per l’abilità di Breivik di usare le apparizioni in tribunale per attirare l’attenzione pubblica sulle sue vedute estremiste.

Per condurre l’indagine sono stati consultati anche organi di polizia stranieri. Le autorità statunitensi hanno ad esempio interrogato la sorella di Breivik a Los Angeles. Il procuratore Christian Hatlo spiega ad Associated Press che una richiesta di ulteriore assistenza è stata recentemente inviata al dipartimento di Giustizia Usa. Gli investigatori, spiega, stanno cercando informazioni sui “viaggi e i finanziamenti” del 32enne.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata