New York (New York, Usa), 27 giu. (LaPresse/AP) – Almeno nove degli 11 suicidi registrati nelle prigioni di New York dal 2009 sono avvenuti perché le autorità carcerarie non hanno seguito le norme mirate a impedire ai detenuti di farsi del male. È quanto emerge da alcuni documenti delle autorità municipali e di polizia, ottenuti da Associated Press tramite una richiesta ufficiale di pubblicazione. In un caso avvenuto lo scorso ottobre, il detenuto con problemi di depressione Horsone Moore si è impiccato a un tubo della doccia nel carcere di Rikers Island, al suo terzo tentativo di suicidio in tre giorni. Durante quel periodo, gli ordini affinché venisse tenuto sotto sorveglianza costante per evitare che si uccidesse vennero ignorati, così come un modulo di valutazione si diceva che stava “pensando di uccidersi”. In un altro caso, il prigioniero Quanell Offley si è impiccato alla griglia del sistema di ventilazione della sua cella di isolamento, dopo avere ripetutamente detto alle guardie di avere intenzione di togliersi la vita. “Se hai le palle di farlo, fallo”, era stata la risposta del secondino dopo l’ultima volta che il prigioniero lo aveva avvisato.
“Esiste una procedura? Sì. È stata seguita? Assolutamente no”, ha detto John Giannotta, figlio di uno dei detenuti delle prigioni di New York che negli ultimi cinque anni si è ucciso in cella. Anche suo padre, Gregory, avrebbe dovuto essere sorvegliato, ma l’ordine dello psichiatra che lo esaminò venne inserito nel sistema quando il prigioniero si era ormai già ucciso. “Aveva bisogno di medicine e di essere successivamente assistito. In prigione non ha avuto nulla”, ha detto ancora Giannotta. La mancanza di comunicazione fra le guardie e gli psichiatri è solo una delle cause citate nei documenti come motivo dei suicidi. Fra le altre ci sono anche l’errata compilazione di moduli, trattamenti medici inadeguati e somministrazione sbagliata di medicinali. Il dipartimento carcerario di New York ha annunciato che adotterà ulteriori misure per impedire i suicidi in cella, affermando che incrementerà il livello di comunicazione fra le guardie delle prigioni e il personale che si occupa dei detenuti con problemi mentali.
Il suicidio è la principale causa di morte nelle prigioni statunitensi dopo i tumori e i problemi cardiaci. A New York il tasso di suicidi è di 17 ogni 100mila detenuti, ben al di sotto della media nazionale di 41 ogni 100mila prigionieri. Il 40% dei circa 11.500 uomini e donne trattenuti nelle carceri newyorkesi hanno problemi mentali, in rialzo rispetto al 24% del 2007 anche a causa della chiusura dei grandi manicomi a favore di piccoli centri comunitari. “Il nostro lavoro è mantenere ogni newyorkese al sicuro mentre è sotto la nostra tutela e i detenuti non fanno eccezione”, ha detto il sindaco di New York Bill de Blasio, ricordando che la sua amministrazione ha nominato una task force incaricata di trovare migliori soluzioni per prendersi cura dei detenuti con problemi mentali. Le autorità cittadine, ha aggiunto, hanno recentemente dedicato 32,5 milioni di dollari del bilancio alla costruzione di nuove strutture per i detenuti mentalmente instabili, al miglioramento dell’addestramento delle guardie e all’assunzione di nuovo personale.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata