Teheran (Iran), 30 ago. (LaPresse/AP) – Guerra diplomatica tra Egitto e Siria al 16esimo summit del Movimento dei Paesi non allineati, in corso a Teheran. I delegati del governo di Damasco hanno infatti lasciato l’aula del summit dopo il duro discorso del presidente egiziano Mohammed Morsi. Il capo di Stato nel suo intervento, è stato molto deciso sul conflitto in corso in Siria, definendo “oppressivo” il regime di Bashar Assad ed esprimendo, di fatto, un appoggio a chi ad esso si oppone. Il mondo, ha dichiarato, ha “il dovere morale” di sostenere il popolo siriano nella lotta “contro un regime oppressivo che ha perso la sua legittimità. Tutti dobbiamo esprimere il nostro pieno appoggio alla lotta di chi chiede libertà e giustizia in Siria”.

Morsi ha quindi auspicato un rapido passaggio di poteri. “Dobbiamo trasformare la nostra compassione in una chiara visione politica che appoggi il trasferimento pacifico del potere verso un sistema democratico in Siria”, ha dichiarato il presidente egiziano, aggiungendo che una transizione verso un sistema democratico “riflette il desiderio del popolo siriano di libertà, giustizia e uguaglianza, ma allo stesso tempo proteggerebbe il Paese dalla guerra civile o da divisioni dovute a scontri settari”. Morsi ha infine espresso l’intenzione dell’Egitto di collaborare con tutte le parti in conflitto, in modo da interrompere gli spargimenti di sangue. “Inoltre – ha concluso – bisogna accordarsi su una chiara visione su cui basare una nuova Siria libera”.

Affermazioni e posizioni che i delegati di Damasco non hanno mandato giù e in seguito a cui hanno deciso di lasciare la sala. “I commenti di Morsi violano le tradizioni del summit e sono considerati un’interferenza negli affari interni della Siria”, ha commentato il ministro degli Esteri Walid Moallem, a capo della delegazione siriana. Citato dall’emittente al-Ikhbariya, Moallem ha poi accusato il leader egiziano di “istigare agli spargimenti di sangue in Siria”.

Nonostante Morsi sia il primo leader del Cairo a recarsi in Iran dalla rivoluzione islamica del 1979, le due nazioni restano profondamente divise sul conflitto siriano. Il governo sciita di Teheran rimane il principale alleato di Damasco, mentre l’Egitto appoggia sempre di più i ribelli, che da oltre un anno cercano di rovesciare il regime di Assad.

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